Giovedì, 28 Marzo 2024 | Login

Il segretario della Fisascat CISL Messina Salvatore D’Agostino, in una nota indirizzata alla nuova proprietà dell’hotel San Domenico Palace e per conoscenza al primo cittadino Mario Bolognari, esprime preoccupazione e rammarico per il mancato rispetto degli accordi sottoscritti nel 2017 che prevedevano la riassunzione di tutto il personale impiegato nella precedente gestione. 

Sulla vicenda si registra anche la presa di posizione del sindaco chiamato in causa dalla stessa organizzazione sindacale. 

“Confermo, afferma Bolognari,  di aver avuto un incontro con una delegazione di lavoratori a tempo determinato e di aver preso visione dell’accordo sindacale che garantiva la riassunzione alla riapertura della struttura alberghiera. Esclusivamente nell’interesse pubblico e a tutela degli interessi dei lavoratori, ho chiesto delucidazioni alla Taormina Hotel Management, la quale mi ha assicurato di aver sottoposto l’accordo all’attenzione della Four Seasons, società con la quale ha sottoscritto un accordo per la gestione della struttura alberghiera denominata Hotel San Domenico. Ci tengo a precisare che non sono a conoscenza dei termini contrattuali intercorsi tra la Taormina Hotel Management e la Four Seasons, né li ho richiesti, non essendo di mia competenza questo tipo di relazioni economiche e commerciali intercorrenti tra società private. Mi è stato assicurato che sarebbe stato fatto tutto quanto nelle possibilità della Taormina Hotel Management per soddisfare le legittime richieste dei lavoratori, all’interno dei criteri di competenza professionale e di efficienza sul lavoro dettati da Four Seasons. Ci tengo a precisare, inoltre, che da parte mia non c’è stato, né ci sarà mai un interessamento per i casi personali, ma una semplice attenzione in difesa del principio di equità e di valorizzazione del merito.” 

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Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, all’esito di indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica, stanno dando esecuzione alla misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale capitolino nei confronti dell’immobiliarista Giuseppe  Statuto e del suo fidato collaboratore Massimo Negrini, ritenuti responsabili della bancarotta fraudolenta della “B. S.r.l.”.

Di origine casertana, STatuto è noto alle cronache per vicende che lo hanno visto protagonista per rilevanti iniziative speculative, soprattutto nel settore immobiliare. A fronte della crisi di tale comparto, il gruppo Statuto – cui fanno capo centinaia di imprese – ha orientato il proprio business, nel tempo, verso la gestione di alberghi di lusso nelle città di Venezia, Milano e Taormina.

Dagli approfondimenti investigativi condotti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, è emerso che gli arrestati hanno distratto dal patrimonio della fallita oltre 8 milioni di euro, relativi a un credito vantato verso la società controllante, la “M.A. S.r.l.”, trasferendolo fittiziamente a due società con sede in Lussemburgo appartenenti allo stesso gruppo e rendendolo – come si legge nel provvedimento – «di fatto irrecuperabile, mediante un complesso intreccio di negozi giuridici fraudolenti, indice dell'elevata professionalità degli indagati». In particolare, il credito, inizialmente costituito da somme giacenti su un rapporto di conto corrente cointestato alla “B.” e alla “M.A.”, è stato trasformato in un finanziamento fruttifero infragruppo concesso, in successione, a due persone giuridiche anonime lussemburghesi con una situazione economico-patrimoniale estremamente compromessa.

Tale condotta non è stata occasionale o sporadica – sottolinea il G.I.P. nell’ordinanza – in quanto rientrante in un più ampio disegno criminoso attuato dagli indagati mediante la «creazione di società a mero scopo speculativo, le quali sono state sistematicamente ed in maniera preordinata portate al fallimento, come di fatto sta avvenendo per numerose società del “gruppo Statuto”». I fatti contestati a Statuto e Negrini – i quali, allo scopo di impedire agli investigatori di risalire alle proprie responsabilità, hanno occultato parte della documentazione contabile – hanno provocato il dissesto e il successivo fallimento della “B.”, dichiarato nel 2016, con un passivo pari a oltre 32 milioni di euro, gran parte dei quali nei confronti del Fisco.

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Sui lavori di ristrutturazione dell’hotel San Domenico interviene in queste ore il primo cittadino della Perla dello Jonio Mario Bolognari.

Bolognari chiarisce in particolare che  i lavori in atto sono stati regolarmente autorizzati e sono iniziati prima delle elezioni. Entra nel merito poi delle polemiche suscitate dalla sopraelevazione prevista nel progetto chiarendo che non  ha ottenuto il parere positivo della Soprintendenza, essendo stato accolto il ricorso gerarchico di Legambiente da parte della Regione.

“Parlare della sopraelevazione, afferma Bolognari,  è segno di disinformazione. La proprietà deve presentare il nuovo progetto che tenga conto di questo parere della Regione. Questo nuovo progetto sarà sottoposto al voto del consiglio comunale.”

In particolare il riferimento è al consigliere D’Aveni che aveva rilasciato delle dichiarazioni al vetriolo sulla vicenda.

“ Inoltre, aggiunge Bolognari, la giunta, invocata da un consigliere comunale, non c’entra niente.  Per quanto riguarda i tempi, che tanto stanno a cuore ai lavoratori, la proprietà e la direzione dei lavori mi assicurano che il S. Domenico riaprirà nel 2019. Monitoreremo passo passo, conclude Bolognari,  l’avanzamento dei lavori per verificare che questo obiettivo sia rispettato.”

 

 

 

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Un accordo in deroga considerato migliorativo e che garantisce, oltre i termini di legge, la riassunzione di almeno il 60% dell'organico a tempo indeterminato e il 70% del personale con contratto a tempo determinato del San Domenico Palace Hotel di Taormina. A sottoscriverlo sono state la segreteria provinciale della Fisascat Cisl e la Società Taormina Hotel Management.

«Lo riteniamo un ottimo accordo – sottolineano il segretario regionale aggiunto della Fisascat Pancrazio Di Leo, il segretario generale della Cisl Messina Tonino Genovese e il segretario provinciale della Fisascat Salvatore D’Agostino – perché salvaguarda i livelli occupazionali e le professionalità in atto esistenti e si estende il diritto alla riassunzione oltre i termini previsti dalla normativa vigente non solo per i lavoratori annuali ma anche per quelli a tempo determinato. Adesso per la ripresa dell’attività lavorativa si è in attesa delle autorizzazioni per i lavori di ristrutturazione che porteranno alla riapertura della struttura».

Al personale annuale non riconfermato, in base all’accordo ottenuto dalla Fisascat, verrà corrisposto un incentivo di tre mensilità e mezzo mentre al personale con contratto a tempo determinato non riconfermato verranno corrisposte due mensilità.

Il sindacato rileva come, ancora oggi, la mancanza delle autorizzazioni ad espletare i lavori, il ritardo accumulato, l’assenza di garanzie di legge a favore della occupazione, la non previsione di ammortizzatori per motivi di chiusura della struttura ha portato la Fisascat Cisl e l’Azienda a trovare le opportune soluzioni contrattuali per garantire un reddito minimo a chi è fuoriuscito dal mercato del lavoro, una futura garanzia occupazionale e un diritto di precedenza nominativo a chi rientrerà in servizio.

«Non bisogna fuggire dalla realtà ma guardare ad un futuro migliore – aggiunge il segretario generale della Cisl Messina, Tonino Genovese – Il sindacato fa contrattazione ma servono leggi giuste che non penalizzino i lavoratori. Non dobbiamo perdere le professionalità di un settore trainante per tutto il territorio che, in assenza di opportunità, stanno abbandonando la provincia o ancor peggio vanno via dall'Italia».

L’aspetto meno positivo dell’incontro è la conferma che l’azienda ha deciso la trasformazione della struttura da annuale a stagionale anche se la Fisascat continua la contrattazione per ottenere un “allungo” della stagionalità «e ritornare almeno ai dieci mesi di apertura delle strutture a Taormina».

L’intesa raggiunta dalla Fisascat Cisl garantisce ai lavoratori ex annuali con contratto parte time un’assunzione continuativa di minimo otto mesi per le future stagioni. Nella trasformazione dei contratti sono stati garantiti anche gli incentivi economici previsti dall’integrativo aziendale sottoscritto con la Fisascat Cisl.

«Adesso – affermano Di Leo e D’Agostino – speriamo che i sacrifici dell’azienda, dei lavoratori e del sindacato, non siano vani e che la struttura possa eseguire i lavori di ristrutturazione prima possibile per riaprire al pubblico nel suo massimo splendore».

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 “Una grave fase di stallo che avevamo temuto e che compromette il futuro della prestigiosa realtà alberghiera e dei posti di lavoro”, ribadiscono il segretario generale della Filcams-Cgil di Messina Francesco Lucchesi e il segretario provinciale Andrea Miano sull’hotel San Domenico di Taormina chiuso da qualche mese.

Il sindacato della Cgil dei lavoratori del turismo nei giorni scorsi aveva ulteriormente chiesto immediata chiarezza sulle prospettive alla luce dei ritardi e dell’impasse sui lavori di ristrutturazione che allungano i tempi di ripresa delle attività e dell’occupazione.  La Filcams sin dall’inizio si è opposta ai piani prospettati dalla proprietà che ha avviato una procedura di mobilità nei confronti del personale.

I segretari della Filcams in questi mesi hanno sollecitato con forza all’Amministrazione taorminese la convocazione di un incontro evidenziando come la vertenza del “San Domenico” deve vedere il coinvolgimento di tutte le forze del territorio per la difesa di un’importante realtà del territorio.

La Filcams torna anche a sottolineare l’importanza dello strumento del  “Patto d’Area Comprensoriale per il Lavoro ed il Turismo” tra albergatori, organizzazioni di categoria e amministrazioni comunali non decollato e che sarebbe stato utile nella vertenza del “San Domenico”. Un’iniziativa per la tutela degli interessi dei lavoratori e per una politica di destagionalizzazione che – evidenzia ancora la Filcams – anche nel caso dell’hotel San Domenico viene messa in discussione. La Federazione provinciale dei lavoratori del turismo, dei servizi e del commercio in sede di confronto con l’azienda ha anche fortemente contestato la trasformazione dell’offerta turistica, una volta completati i lavori di ristrutturazione, da annuale a stagionale.

La Filcams di Messina rinnova la propria disponibilità alla sottoscrizione del Patto per la crescita e lo sviluppo del settore turistico.

 

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La Filcams-Cgil torna a ribadire la necessità che sul futuro dell’Hotel San Domenico di Taormina ci sia massima e immediata chiarezza a distanza di qualche mese dalla sua chiusura.

Il sindacato della Cgil dei lavoratori del turismo che non ha accettato le decisioni assunte dalla proprietà con la procedura di mobilità esprimendo sin dall’inizio forti perplessità evidenzia come si stia verificando quanto temuto, una fase di stallo sui lavori di ristrutturazione che allunga i tempi di ripresa delle attività e dell’occupazione. 

“Il nostro no davanti a vaghi impegni assunti dalla proprietà e all’incertezza sui tempi per le opere da avviare”, ribadiscono il segretario generale della Filcams-Cgil di Messina Francesco Lucchesi e il segretario provinciale Andrea Miano sulla posizione assunta rispetto ai piani aziendali.

“Avevamo anche chiesto all’azienda – aggiungono - di procedere per fasi rispetto alle opere da avviare proprio per evitare un blocco totale e il licenziamento di tutti i dipendenti”.

I segretari della Filcams in questi mesi hanno sollecitato con forza all’Amministrazione taorminese la convocazione di un incontro evidenziando come la vertenza del “San Domenico” deve vedere il coinvolgimento di tutte le forze del territorio per la difesa di un’importante realtà e dell’occupazione.

La Filcams sottolinea anche l’importanza dello strumento del  “Patto d’Area Comprensoriale per il Lavoro ed il Turismo” tra albergatori, organizzazioni di categoria e amministrazioni comunali non decollato e che sarebbe stato utile nella vertenza del “San Domenico”. Un’iniziativa per la tutela degli interessi dei lavoratori e per una politica di destagionalizzazione che – evidenzia ancora la Filcams – anche nel caso dell’hotel San Domenico viene messa in discussione. La Federazione provinciale dei lavoratori del turismo, dei servizi e del commercio in sede di confronto con l’azienda ha anche fortemente contestato la trasformazione dell’offerta turistica, una volta completati i lavori di ristrutturazione, da annuale a stagionale.

La Filcams di Messina rinnova la propria disponibilità alla sottoscrizione del Patto per la crescita e lo sviluppo del settore turistico.

 

 

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Dopo le polemiche delle ultime settimane sul Caso San Domenico abbiamo ritenuto imprescindibile ascoltare anche la parte in causa ovvero la proprietà.

Abbiamo così raggiunto  telefonicamente l’ immobiliarista Giuseppe Statuto che ha chiarito alcuni aspetti della vicenda anche se ritiene,  in questa fase, che non sia il caso di esporsi più di tanto.

Il proprietario  del «Four season» e del Mandarin di Milano ha comunque accettato di rispondere ad alcune domande.

La prima innanzitutto sulla reale possibilità di ritirare il progetto che tanto ha fatto discutere.

“ Abbiamo discusso con l’amministrazione  sulla necessità di avere un percorso condiviso, un po’ per fare capire meglio il progetto e un po’ per apportare là dove possa interessare anche delle modifiche. Potrebbe essere ritirato come potrebbe essere richiesta una sospensione per dare il tempo all’amministrazione comunale di  ragionare. Tecnicamente adesso vedremo come muoverci.  Prendiamoci del tempo per capire che cosa è giusto per l’amministrazione,  per la città e anche per noi. Puntiamo comunque ad una soluzione che permetta di non forzare la mano, di discuterne con calma e di arrivare ad una conclusione positiva.”

Circa le rimostranze da parte della città e delle associazioni Statuto si dice sorpreso.

Molto probabilmente, spiega,  tutto nasce dal fatto che non si era discusso prima del progetto e comunque non se ne era discusso in maniera adeguata. Sono sicuro che nel momento in cui verrà compreso meglio il progetto, apportando anche delle modiche se è il caso  non dovremmo avere grossi problemi. Il progetto vuole comunque rispettare l’integrità del San Domenico."

Riguardo invece al fatto che molte stanze sono già state svuotate e molti mobili venduti Statuto glissa elegantemente.

“ Non ho seguito la vicenda. Ma di fatto, stiamo parlando di oggetti venduti nel corso di una sorta di open day. Qualche pezzo addirittura valeva 3 euro… giusto per fare comprendere cosa è stato venduto. Era più un iniziativa simpatica per svuotare le stanze ma parliamo delle cianfrusaglie, non certo di mobili o pezzi interessanti.”

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“Nessun mobilie di valore ha lasciato il san Domenico”

Così esordisce il primo cittadino Eligio Giardina alla richiesta di chiarimenti circa il rincorrersi delle voci sulla svendita del mobilio dell’antico convento.

Come vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi la proprietà del  San Domenico ha proceduto a svendere gran parte degli arredi delle camere. Circostanza  che adesso anche il primo cittadino Eligio Giardina è stato costretto a confermare.

“ Ciò che è stato venduto, prosegue Giardina,  sono mobili da 5/10 euro a testa che non hanno nessuna valenza quindi non è un problema che possa avere nessuna importanza.”

Il tentativo di sminuire se possibile aggrava la circostanza.

E’ difficile credere  che mobili che arredavano camere per le quali fino ad ieri bisognava pagare da un minimo di 283 euro a notte fino ad un massimo per la suite di 655 euro a notte fossero di nessuna valenza.

Come dire che chi ha  alloggiato nel prestigioso hotel  è stato quanto meno ingannato.

Pagare 283 euro a notte ma anche 530 per la camera deluxe e sentirsi oggi dire che ciò che arredava quelle camere era “ robaccia” fa un certo effetto.

Le dichiarazioni del sindaco dunque confermano una svendita assurda e irrazionale.

“ Chi ha comprato, chiarisce comunque Giardina, ha acquistato con carta di credito e regolare fattura. Non credo, aggiunge, che sia un reato.”

Un reato no. Assolutamente. Come sempre è solo una questione di opportunità morale.

Ma Giardina non intende perdere tempo con queste che definisce “ banalità da campagna elettorale da quattro soldi.  Andiamo a vedere piuttosto,  incalza Giardina,  le questioni di più alto profilo. Perché se hanno venduto specchiere o abat jour a 5 euro… non fa testo.  Non vale neanche la pena soffermarci su queste cose con i tanti problemi immensi che ci sono, fra cui l’attività lavorativa di tante famiglie e la salvaguardia del paesaggio.”

Difficile però credere che gli stessi amministratori che non hanno  voluto perdere l’occasione di acquistare roba di nessun valore a 5 euro abbiano la statura per poter affrontare le questioni di più alto profilo.

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Mentre non si placano le polemiche per il progetto di ristrutturazione dell’hotel San Domenico le camere sono già state svuotate, spogliate degli arredi.

Ricordiamo che l’antico convento vanta  90 stanze e 15 suite di cui oggi non si sa con esattezza cosa sia stato dato via.

Quasi certamente le tv, i phon, alcune poltrone, forse gli armadi e poi? Cos’altro?

Solo a Marzo scorso la sovrintendenza di Messina aveva bloccato  la vendita delle opere   conservate all’interno del San Domenico intimando alla  case d’aste Bonino di ritirare il catalogo.

Sicuramente i pezzi di maggior pregio sono ancora lì, non foss’altro che sono  tutti catalogati. Ma quello che non era catalogato?

Ad accendere i riflettori sulla vicenda Eddy Tronchet che si dice deciso a fare luce sulla vicenda, anche perché tra gli acquirenti figurerebbero anche amministratori comunali.

Il sindaco interpellato in merito sembra non sapere neanche che ci sia stata questa vendita al San Domenico e garantisce che non un solo oggetto ha lasciato l’hotel.

Noi abbiamo sentito più voci in campo…

 

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Il Meetup “Taorminesi in Movimento”, esprime soddisfazione per quanto detto dall’Assessore all’Identità Siciliana- Vittorio Sgarbi- nell’incontro di        Giovedì 18 gennaio e per le prospettive che si aprono per Taormina con l’anno della cultura, il relativo gemellaggio con Palermo, nonché il punto di vista sulla vicenda Grand Hotel San Domenico.

Rilevante e decisiva la posizione presa (speriamo non solo a parole) sulla ristrutturazione del hotel riguardante la possibilità della sopraelevazione,  ma anche alla conservazione della memoria, di un simbolo “forte” per Taormina.

“Per chi non l’avesse capito, scrivono i pentastellati nella nota,  questo è stato un richiamo ai doveri di Sindaco, Giunta e Consiglio Comunale , i quali hanno gli strumenti per intervenire, magari facendosi forti del pensiero dell’Assessorato Regionale.”

Il Meetup, cellula del Movimento 5 Stelle nel territorio,  CHIEDE con URGENZA e FORZA che il Consiglio Comunale si determini sulla richiesta di sopraelevazione, rigettandola, ed immediatamente porti in dibattimento la Delibera di Tutela del territorio con il fermo della cementificazione, riproponendo integralmente la Revisione Variante di piano Generale proposto nel 2004.

“Ricordiamo, prosegue la nota,  una stranissima seduta di Consiglio, delibera n. 23  8 marzo 2004,  che stravolse nel profondo un Piano di Regolatore Generale, dando il via agli scempi ed alle brutture che in questi anni ci hanno tormentato la città di Taormina.

La mancanza di assunzione di responsabilità, in questi vitali argomenti, delegittimano chi ci sta amministrando”

Il Meetup Taorminesi in Movimento in stretta collaborazione con i Portavoce del M5S, assicura che su queste vicende come per la Scuola e sulle finanze pubbliche continuerà ad esercitare pressioni e porre vigile attenzione, nel tentativo di evitare ulteriori “disastri”.

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