Giovedì, 28 Marzo 2024 | Login

 Congo, Egitto, Eritrea, Palestina, Siria, Somalia e Sudan. Questi i paesi d’origine dei 280 migranti che ieri mattina sono sbarcati sul molo Marconi dopo che, domenica mattina, erano stati soccorsi nel canale di Sicilia dalla nave della Marina Militare Italiana “Francesco Mimbelli”, impegnata nella missione Triton.

Dopo le operazioni di soccorso i migranti erano poi stati trasbordati sulla nave “Andrija Mohorovic” della marina croata, e sul pattugliatore della Guardia di Finanza “Monte Cimone”, che li hanno accompagnati nel porto di Messina.

A bordo anche un bimbo somalo di soli 9 giorni, nato durante la traversata e “…chiamato Hussam, come il comandante del barcone…..”

Una volta espletate le prime operazioni di accoglienza i migranti sono stati accompagnati presso i centri di accoglienza cittadini.

L’immediata attività investigativa svolta da personale della locale Squadra Mobile ha consentito di individuare e sottoporre a fermo di P.G. gli scafisti, si tratta degli egiziani SHIBA Sabri, 23 anni, Arafa Mohammed said, 18 anni e Kanas Hossam Youssri Mohamed, 20 anni.

Anche stavolta sono state le tante testimonianze raccolte che hanno consentito di individuare i responsabili della traversata.

I migranti hanno raccontato di come, per scappare dalla guerra, hanno deciso di intraprendere il viaggio per l’Europa, e dopo aver pagato circa 2mila dollari a persona, sono stati condotti su diverse spiagge egiziane. Poi, a piccoli gruppi, sono saliti su una barchetta che faceva la spola verso un’imbarcazione più grande che li aspettava a largo. A bordo di quest’ultima, dopo alcune ore di viaggio, hanno raggiunto un peschereccio, sul quale hanno intrapreso il viaggio verso le coste europee, navigando per 5 giorni, prima di essere soccorsi dalla nave della Marina Italiana.

Nel corso delle procedure di identificazione dei migranti è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile, un quarto egiziano, AHMED MOHAMED EL FESH Abd El Nabi, 26 anni. L’uomo in seguito ai riscontri AFIS, è risultato essere destinatario di un’Ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Catania, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Gli arrestati si trovano ora nel carcere di Messina-Gazzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

 

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L’uomo, un 38 enne calabrese aveva la passione per lo shopping. Da olio e vino da portare a parenti e familiari fino all’ultimo acquisto talmente bizzarro da suscitare molto probabilmente più attenzione da parte del venditore. Stavolta infatti il 38enne che già in passato aveva collezionato numerosi precedenti per reati contro il patrimonio voleva acquistare una carrozza per cavalli. Dalle indagini gli uomini del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Taormina hanno accertato come l’uomo fosse solito bloccare e riservare telefonicamente gli acquisti più disparati per poi pagare con assegni con una stampa ed una carta talmente ben fatti da sembrare genuini. Erano invece falsi come quello rifilato a Taormina a fine giugno scorso per l’acquisto della carrozza.  I poliziotti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Taormina sono riusciti ad individuarlo e a denunciarlo per truffa.

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Ancora un episodio che ha come scenario il parcheggio di Porta Catania di Taormina e che vede protagonisti stavolta un 26enne ed un 28enne. Ancora una volta infatti, gli attori della vicenda hanno preferito staccare di netto la sbarra telematica del parcheggio pur di non pagare il pedaggio. I fatti risalgono ad inizio estate e sono stati ricostruiti grazie al lavoro d’indagine del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Taormina. Le immagini a supporto delle indagini hanno confermato le responsabilità dei due uomini ripresi mentre con noncuranza sollevavano la sbarra danneggiandola irreparabilmente. Sono stati entrambi denunciati all’Autorità Giudiziaria per il reato di danneggiamento aggravato in concorso. Fatti analoghi erano accaduti nel gennaio e febbraio scorsi. Anche in quel caso, i poliziotti del Commissariato di Taormina erano riusciti a risalire agli autori degli atti vandalici denunciando altre 4 persone.

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Stavolta sono più di 500. 519 per l’esattezza. Sono arrivati ieri a Messina a bordo della nave militare irlandese L.E. Eithne. I migranti sono stati accolti, visitati e poi trasferiti presso i centri di accoglienza all’interno della struttura sportiva Primo Nebiolo e presso l’ex caserma Gasparro. In 200 sono stati trasferiti in strutture del nord Italia. La nottata è andata così e ha visto impegnati i poliziotti del Gabinetto di Polizia Scientifica, quelli dell’ufficio Immigrazione e gli investigatori della Squadra Mobile, più tutti gli agenti preposti ai trasferimenti e spostamenti dei 519 migranti. Con meccanismi ormai rodati e purtroppo divenuti consueti, la macchina operativa della Questura ha garantito accoglienza e sicurezza e ha reso possibile, in poche ore, l’individuazione dello scafista responsabile del trasferimento di migranti su un barcone sovraccarico dalle coste della Libia alle acque internazionali dove è intervenuta la nave militare irlandese. E’ un egiziano di 41 anni, ABOLI KRICHA Mostafa Abdel Azim Mahmoud ( nella foto in basso), che nel 2011 aveva già tentato l’ingresso in Italia con un altro nome e un’altra nazionalità, respinto alla frontiera. Ora è in carcere a Gazzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. 

Anche stavolta le testimonianze dei migranti sono state preziose per arrivare velocemente all’identità dello scafista. Storie per lo più incredibili di ragazzi spesso giovanissimi. 18, 19 anni e alle spalle un viaggio durato, nella migliore delle ipotesi, mesi. Ognuno ha un percorso diverso. Chi ha attraversato Somalia, Sudan, Etiopia per poi arrivare in Libia ed essere arrestato; chi, cercando di racimolare la somma per partire ha fatto l’operaio, il pastore ed è stato sfruttato e maltrattato, persino ferito; e chi, più fortunato, è stato accolto in una moschea o aiutato per strada da perfetti estranei. E’ il caso di Said che racconta di essere stato aiutato da una coppia a raggiungere Tripoli e, dopo aver dormito una notte in una moschea, di essere stato accolto a casa dell’imam per una settimana. Ha poi lavorato in un autolavaggio per raccogliere 800 dinari consegnati ad un libico di nome Ahmed. “…mi è venuto a prendere e mi ha portato nel suo appartamento e poi mi faceva cambiare casa fino a quando due giorni fa il 21 giugno mi ha condotto verso le 3 del mattino su una spiaggia vicino Tripoli dove ci hanno fatto salire su piccoli battelli a gruppi di 10 persone e ci hanno portato al largo dove ci attendeva il barcone in legno”. Said ha raccontato di non voler restare in Italia. Vorrebbe raggiungere la Germania. Luke è nigeriano. A lui non è andata “così bene”. E’ rimasto in carcere per due mesi in Libia. Poi è stato liberato. Ma non ha mollato. Quando è riuscito finalmente ad organizzarsi il viaggio ha raggiunto insieme a tanti altri la spiaggia: “…c’erano diversi libici che, armati di mitra, ci minacciavano per farci salire su un gommone…io non volevo salire perché eravamo in troppi e non sapevo nuotare, ma dato le mie proteste, venivo picchiato, legato per i piedi e coperto gli occhi con una benda per farmi calmare, benda che mi toglievo io quando sentivo che c’era una nave che ci stava soccorrendo…”. Luke ora sta bene. E’ stato medicato e visitato. Vuole andare in Svizzera.

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Trascorrevano la notte a Taormina lasciando l’auto al parcheggio di Porta Catania. Poi, finiti i bagordi e presa nuovamente l’auto, i quattro protagonisti della vicenda, 25, 27, 30 e 31 anni, tutti dell’hinterland catanese, staccavano dalla base di sostegno la sbarra telematica del parcheggio per non pagare il pedaggio. Certi di averla fatta franca, partivano a tutta birra scomparendo alle prime luci dell’alba. L’escamotage ha funzionato per ben tre volte, il 25 gennaio, il 1° ed il 15 febbraio scorso. Con un danno per l’azienda di diverse migliaia di euro. Ad ogni danneggiamento infatti, tutto il sistema telematico andava in tilt causando i prevedibili disagi alla struttura ed un evidente danno economico. I poliziotti del Commissariato di Taormina sono riusciti a risalire velocemente all’identità dei quattro danneggiatori. Dopo aver visionato i filmati del sistema di video sorveglianza sono riusciti a ricostruire i singoli episodi. Le successive indagini hanno infine incastrato i quattro come responsabili del danno al parcheggio. Sono stati tutti denunciati all’Autorità Giudiziaria per il reato di danneggiamento aggravato in concorso.

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