Ospite in chiusura d’anno, Andrea Peri, ha concluso gli appuntamenti di “Camere con Vista”, per il 2020. Il format – andato in diretta social sulla pagina Facebook dell’associazione fotografica “Taoclick”, il pomeriggio di venerdì 18 dicembre – tornerà l’8 gennaio 2021. L’edizione di “Camere con Vista” è a cura dell’associazione fotografica “Taoclick”, di Rocco Bertè “Foto e Video”, di “Rogika’s Friends” e del media partner “JonicaReporter” diretto da Valeria Brancato. I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse sono: Alfio Barca, Rocco Bertè, Roberto Mendolia (Rogika) e Augusto Filistad. “Ragazzacci indisciplinati”, ma bravi carusi che con notevole impegno nonostante l’anno particolare –, ed è un eufemismo perché avrei in testa altre locuzioni o epiteti per definirlo –, si sono spesi per l’amore e per la passione condivisa verso la Fotografia. Una scommessa fatta e stravinta, direi, visto il gradimento ottenuto.
Le “novità e gli accadimenti dal mondo delle fotografia” a cura di Augusto Filistad – Stavolta è stato il turno di Augusto Filistad, il quale ha presentato una mostra che è un omaggio della Città di Torino ad uno dei più grandi fotografi del XX secolo: Robert Capa. Dal 26/09/2020 al 31/01/2021 i Musei Reali di Torino ospitano l’esposizione, allestita nelle Sale Chiablese. La mostra, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, resterà temporaneamente chiusa fino al 15/01/2021, nella speranza di poterla fruire serenamente al più presto. Filistad ha posto l’accento sull’importanza di questa esposizione – unica nel suo genere – dove si potrà godere del Capa a colori, post Seconda Guerra Mondiale proiettato nel New Deal, da copertine a colori e immagini di località sciistiche che ritraggono attori, oltreché persone comuni. Un mondo in cambiamento dove il Bianco e Nero vuol essere visto un po’ più distante, per ridare speranza alle persone che vogliono guardare avanti. Dunque occorreva esser disponibili ad aprirsi a esperienze diverse, che definirei più commerciali, poiché il fotografo di professione pure nel rispetto del suo stile doveva vivere. “Capa in color” è un viaggio tra immagini di spensieratezza e immagini di nuove guerre, a cui appartiene forse anche l’ultimo scatto del fotografo, morto anche lui sul campo come era già accaduto in precedenza alla sua compagna: Gerda Taro. Un percorso da vivere dunque. Riporto a tal proposito, qui di seguito, le informazioni relative all’esposizione, che merita senz’altro la vostra lettura.
«Per la prima volta in Italia, i Musei Reali presentano una raccolta di oltre 150 immagini a colori di Robert Capa, lettere personali e appunti dalle riviste su cui furono pubblicate. L’esposizione è nata da un progetto di Cynthia Young, curatrice della collezione al Centro Internazionale di Fotografia di New York, per illustrare il particolare approccio di Capa verso i nuovi mezzi fotografici e la sua straordinaria capacità di integrare l’uso del colore nei reportage realizzati tra il 1941 e il 1954, anno della morte. La collezione è presentata da ICP-International Center of Photography, grazie a ICP Exhibitions Committee e ai fondi pubblici del New York City Department of Cultural Affairs in partnership con il consiglio cittadino. Robert Capa è internazionalmente noto come maestro della fotografia in bianco e nero, ma ha lavorato regolarmente con pellicole a colori fino alla morte, nel 1954. Sebbene alcune fotografie siano state pubblicate sui giornali dell’epoca, la maggior parte degli scatti a colori non erano mai stati presentati in un’unica mostra. Dichiara Enrica Pagella, Direttrice Musei Reali. “La verità è l’immagine migliore, la miglior propaganda. Con questa frase celebre, Robert Capa afferma l’importanza del mezzo fotografico come arma di testimonianza e di denuncia. Noto universalmente come figura emblematica del fotoreporter di guerra, Capa documentò in bianco e nero i principali conflitti del Novecento, dalla guerra civile spagnola alla Seconda Guerra Mondiale, dal conflitto arabo-israeliano alla prima guerra di Indocina. Sperimentò l’uso del colore mentre si trovava sul fronte della seconda guerra sino-giapponese, nel 1938, e si avvicinò al cinema intervenendo in una pellicola prodotta da Luis Buñuel (Spagna 36) o quale fotografo di scena sul set del film Notorious, diretto da Alfred Hitchcock, che gli consentì di introdurre al neorealismo di Rossellini l’amata Ingrid Bergman. Un’estetica calata nella realtà e un uomo sempre pronto a misurarsi con le miserie, il caos e la storia, fino alla morte avvenuta nel 1954 in Vietnam, mentre scattava una foto. Capa è stato tra i fondatori della storica agenzia Magnum Photos con Henri Cartier-Bresson, David Seymour, Georges Rodger e William Vandivert nel 1947, ancora oggi tra le più importanti agenzie di fotogiornalismo mondiali. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la sua poetica si concentrò soprattutto sulle pellicole a colori, ritraendo la vita decadente dell’alta società europea per le riviste, così come attori e artisti. A questa produzione meno nota, ma altrettanto affascinante e inconsueta, è dedicata la mostra Capa in color: il percorso è costituito da 150 immagini che appartengono alla collezione conservata all’International Center of Photography di New York e che sono arrivate a Torino qualche mese prima dell’emergenza sanitaria. Grazie all’accordo con la Società Ares, è ora possibile presentare per la prima volta in Italia, in un’unica mostra, un ritratto della multiforme società internazionale del dopoguerra, grazie al sapiente ed elegante uso del colore. Una mostra importante, sia per la qualità delle immagini che per l’opportunità di estendere l’offerta dei Musei Reali all’attività di un grande maestro del Novecento. Una sfida espositiva che accompagna la ripresa dopo i mesi del confinamento, un modo per “andare più vicino” al pubblico e alla vita, proprio come suggeriva uno degli insegnamenti di Capa: “Se le vostre foto non sono abbastanza buone, non siete andati abbastanza vicino”».
La mostra “Capa in Color” è prodotta dalla Società Ares con i Musei Reali e allestita nelle Sale Chiablese dal 26 settembre 2020 al 31 gennaio 2021. Sito: capaincolor.it Infoline: 338 169 1652 – info@capaincolor.it.
Rocco Berté punta l’attenzione sul ritratto e chiude con il Quiz dove sul podio c’è… – I sette consigli per fare foto ritratto, degne di cornice o calendario, usando al meglio lo smartphone, Rocco Bertè le ha illustrate nella sua rubrica “Tao Didattica” con alcuni consigli e suggerimenti per valorizzare le vostre foto senza strafare, rendendole il più possibile ‘naturali’. Tra essi ne riporterò alcuni mentre per gli altri potrete sempre rivolgervi al Maestro Bertè, ben lieto di offrire le proprie preziose consulenze.
LA LUCE – La luce è ciò che costruisce una buona foto quindi anche il ritratto, per cui bisogna essere in grado di trovare “la luce migliore” né troppo forte né troppo fioca; calda ma non troppo. Una buona foto inizia sempre con una buona luce. Si consiglia perciò di scattare quando il sole è basso all’orizzonte a partire da un’ora prima del tramonto, e sino a un’ora dopo l’alba.
BISOGNA STARE SUL SOGGETTO – Puntate l’attenzione sul soggetto e togliete lo spazio inutile intorno. State sul soggetto per coglierne i migliori dettagli, a partire dallo sguardo e usate la REGOLA DEI TERZI, basilare per la composizione fotografica. Usate i punti di forza per rendere interessante ma naturale la foto. Occhi su un dettaglio del profilo, magari un po’ di tre quarti. Fatevi aiutare anche dai Maestri dell’arte come Antonello da Messina che fu uno dei migliori se non il più grande ritrattista del Rinascimento. Usate la COMPOSIZIONE! Con l’ausilio di cornici naturali o architettoniche in modo tale da guidare lo sguardo di chi osserva sul vostro soggetto o il punto del vostro soggetto da porre in evidenza.
LO SFONDO è importante e deve esserci DISTANZA tra questo e il soggetto, per dare profondità di campo e dunque tridimensionalità al ritratto. Anche in questo può giungervi in soccorso l’arte con la REGOLA AUREA. Inoltre, lo sfondo deve avere il minor numero di elementi perché è il soggetto il protagonista della foto.
Tra i consigli più validi, c’è quello che dopo la scelta della luce migliore andrebbe posto ex equo: INTERARGIRE CON IL SOGGETTO. Più entrerete empaticamente in sintonia con la persona che desiderate ritrarre, più la foto sarà efficace e naturale poiché sarete stati in grado di coglierne gli elementi essenziali del modo d’essere. Quindi parlateci, prima, durante e dopo; intrattenetelo e scattate!
Dopo la parte più scolastica, i nostri prodi Roberto Mendolia e Rocco Bertè, si sono concentrati sul Quiz. La domanda a cui gli affezionati social ascoltatori dovranno rispondere al rientro è: “WHO IS CONCETTO?”, che per quelli che non masticano molto di inglese va tradotto con “Cu è stu s… i Concettu?”. Unico indizio, al momento, quello offerto bonariamente da Rogika: una lente d’ingrandimento. La sola certezza è che il nostro fantomatico “Concetto” ha destato l’interesse di tutti per il suo accanimento nello studio e le sue apparizioni solo allo scopo di partecipare al Quiz. Per la serie: non c’interessa autru. Staremo a vedere, frattanto voi studiate perché ‘Chiddu’ è uno tosto.
Andrea Peri: nuovo talento della fotografia – A Roberto Mendolia insieme a Rocco Bertè è toccata la presentazione del giovane e davvero talentuoso Andrea Peri, originario di Taormina. Così come con l’altro talento, Andrea Strazzeri – l’omonimia a questo punto ha valore destinale per entrambi – si è entrati nel mondo della fotografia che sa usare i nuovi mezzi per migliorare le prestazioni.
Peri si occupa di Landscape Photography e durante l’incontro ha mostrato alcune sue foto e dei suoi video. Ci tengo a segnalarvi tra l’altro che tra i più recenti vi è quello ufficiale adottato dal Comune di Santa Teresa di Riva ed accolto entusiasticamente dal Sindaco, l’On. Danilo Lo Giudice. Nonché il meraviglioso video augurale per le feste, che ha come protagonista Giardini Naxos. Anzi, oltre alla sua pagina Facebook se voleste saperne di più su Andrea Peri, vi consiglio di seguirlo anche su Instagram @ap7air.
Il fotografo, durante l’appuntamento di venerdì scorso, ha detto: «Io amo le albe e i tramonti». Quindi ha dietro una solida organizzazione, visto che le condizioni scelte non sono sempre facili da affrontare. Attenta verifica degli orari di levata e calo del sole in base alla stagione o all’angolazione. Attrezzatura sotto stretto controllo, dalla macchina fotografica al drone, perché la sua è una fotografia di paesaggio che assume una differente prospettiva: quella della distanza e dell’altezza. Lui ritiene che le foto aeree fatte col drone «siano più dinamiche». Del resto, pur essendosi approcciato da poco alla fotografia, si definisce «un rapace» che sorvola il cielo alla ricerca della preda; che in questo caso è lo scatto giusto. Naturalmente in notturna non è semplice, ma il drone ha degli optional con ottime prestazioni come la stabilità di esposizione da fermo nell’aria, quasi fosse montato su un treppiedi nel cielo. Usare bene la tecnologia non significa abbandonare quella più tradizionale come una buona macchina fotografica. Bisogna riconoscere ad Andrea, così come ai vari suoi colleghi giovani e promettenti, la voglia di osare e sperimentare per contribuire professionalmente al mercato, che incide sulla promozione di eventi di vario genere. Una marcia in più che mantiene sempre la versione personale del lavoro, oggi digitale, e che ha desiderio di guardare al presente con un piede nel futuro e il cuore alle proprie tradizioni. Cosa che Peri sintetizza perfettamente.
Lo stesso Bertè, al quale Peri si è rivolto, coinvolgendolo durante alcune uscite – seppure il Maestro e le albe, come orario, non è che vadano granché d’accordo – ha riconosciuto la velocità e la grande capacità di questo giovane promettente. Dire che le sue vedute da documentario sono senz’altro uniche e spettacolari, è dir poco. Emozionano e vi fanno vivere i luoghi da angolazioni inattese e suggestive. Davvero, vi sentirete come uccelli e vedrete il mondo con gli occhi degli uccelli, sentendovi più liberi e leggeri.
Gli si deve riconoscere, in più, una buona tecnica nel montaggio video, nella scelta delle sequenze e della musica, che oggi aggiungono punti in più a questa professione. Peri ha la visione del documentarista e questo gioca a suo favore.
Bertè ha inoltre aggiunto che possiede una notevole accuratezza nella composizione: una naturale attitudine. Un occhio allenato alla visione del dettaglio e tanta passione, unita allo studio e alla determinazione di volercela fare.
A questo punto, così come fatto per gli atri giovani ospiti di “Camere con Vista”, a noi Matusa non resta che augurar loro di continuare a farci sperare e sognare che il cambiamento storico in corso, sia foriero di nuove opportunità, e che vi sia tanta ricchezza umana in fusione con la bellezza del mondo.
Quindi auguri Andrea Peri e ad maiora semper!
A tutti voi, invece, Auguri di Buone Feste da quegli impuniti di “Taoclick” e da “JonicaReporter”.
STAY TUNED & CIA PUTEMU FARI”.