Il 24 settembre a Sciglio si concluderanno le serate della stagione estiva de La Bottega degli Attori, ma già Carlo Barbera è a lavoro per l’allestimento del nuovo spettacolo, scritto durante questa estate, di mattina presto, quando l’attore nizzardo ha l’abitudine di alzarsi, sedersi col suo partatile in balcone, al fresco, e scrivere opere, romanzi e naturalmente post e articoli. Si riparte ancora dai classici, stavolta la sfida è ardua, perchè Barbera punta su Manzoni, portando in scena un divertente spettacolo, tra la satira e la parodia, in cui si mette al centro il più simpatico e nello stesso tempo vero personaggio dei Promessi Sposi, vale a dire Don Abbondio. Difatti proprio questo sarà il titolo dello spettacolo: “Don Abbondio” (u parrinu di Ganzirri), sottotitolo scelto dall’autore quasi a testimoniare che si tratti, intanto di opera dialettale, poi di spettacolo divertente, viaggiante sulle ali dell’ironia e della comicità. Questo è il motivo che lo ha condotto a scegliere di fare una sorta di parodia non dei Promessi Sposi interamente ma di una parte di essi, che risiede nei primi sette capitoli del romanzo. Dunque Carlo Barbera ci riprova stavolta scomodando, non i classici greci, ma una icona nazionale, che l’autore omaggia, nel vero senso del termine, perchè nulla è tolto al rigore manzoniano, ma semplicemente questo viene ulteriormente innalzato e celebrato, attraverso il dialetto siciliano. “Se Manzoni fosse nato in Sicilia o comunque avesse conosciuto il territorio, avrebbe sicuramente ambientato la sua opera non a Lecco ma a Messina, e quel ramo del Lago di Como oggi sarebbe il ramo del Lago di Ganzirri”. Con questa precisazione Carlo Barbera introduce la sua opera, facendo riferimento ai Promessi Sposi, romanzo eccezionale, che non dovremmo studiare a quindici anni, perchè non siamo in grado di capirlo e apprezzarlo. Dunque, come ha fatto per l’Iliade e l’Odissea, recupera le parti più interessanti e suggestive per raccontarle, a suo modo, al pubblico. E qui l’impegno è veramente arduo, perchè si mettono insieme, in un solo testo, tutte le esperienze, maturate dall’autore in trent’anni di teatro: prosa, narrazione e teatro canzone. I personaggi sono freschi, simpatici, umani, tutti tesi a dare allo spettatore uno spazio di divertimento, ma con la grande intuizione manzoniana, che all’interno del romanzo crea vari romanzi. “I Promessi Sposi” continua Carlo Barbera “sono un romanzo formato da tanti romanzi, perchè in esso si concentrano tante storie e tanti personaggi, che a volte vivono come storie compiute. Così non sarebbe stato ottima cosa raccontare tutta la storia, ma una parte, che vive da sola, perchè si apre e si chiude in maniera autonoma rispetto a tutto il racconto”. Dunque a 52 anni l’autore riprende il romanzo in mano e lo rilegge, trovando un suo modo per riscriverlo e portarlo in scena a Santa Teresa di Riva, non in teatro, ma in uno spazio di cultura, dove ha già due volte presentato il suo romanzo; dove ha rappresentato, per l’Unitrè, il suo spettacolo “Sciarra”; dove ha più volte fatto sentire la sua voce all’interno del Caffè d’Arte. Insomma porterà in scena il suo lavoro all’interno dell’ex Municipio, con l’impegno che se dovesse essere disponibile il salone di Villa Ragno, le rappresentazioni saranno lì trasferite. E stavolta non sarà da solo sulla scena, ma sarà affiancato in maniera sostanziale e sostanziosa. Non ci dice altro Carlo Barbera, se non una precisazione riguardo la location: “Il teatro si può fare ovunque, basta avere l’abilità, spesso, di adattarsi la location che si ha a disposizione. Non faremo Don Abbondio a Nizza, non perchè abbiamo problemi con l’Amministrazione (difatti quest’anno abbiamo fatto cinque serate estive) o perchè vogliamo snobbare il pubblico, ma perchè quando in un paese si rappresenta uno spettacolo e partecipano dieci persone, pertanto ci si vede costretti a portare la gente da altri centri, allora è meglio che qui si rimandi tutto all’estate, periodo in cui i miei concittadini apprezzano le mie opere. Del resto è sempre stato così, poca gente di Nizza ha partecipato alle mie iniziative invernali. D’estate cambia tutto, anche perchè la presenza dei turisti fa si che la platea si mischi e le serate funzionino. Diversa è stata l’esperienza delle serate organizzate a Santa Teresa di Riva durante le stagioni invernali. Nizza resta il mio amato paese, dove, nel bene e nel male, sono stato tra i creatori di due teatri, ma purtroppo nessuno è profeta in patria”.
Dunque il 3 e il 4 dicembre prossimo il Teatro dei Folletti debutta nella stagione invernale santateresina, ripartendo da una location importante: Il Palazzo della Cultura, temporaneamente in trasferta, ma con la speranza di ritornare presto a Villa Ragno.
L’ufficio Stampa