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venerdì, Ottobre 25, 2024

FOTO… GRAFIA: «CHI È CUFTER?»

Senza categoriaFOTO… GRAFIA: «CHI È CUFTER?»

Non ho resistito. Avevo già sentito parlare del misterioso Cufter, ne avevo letto qualche rigo in giro. Poi attorno all’ottobre dello scorso anno, un mio buon amico, che sa quanto io sia ghiotta di fotografia storica per via del mio lavoro di ricerca su fonti di vario genere, mi ha chiesto: «Tu sai chi è Cufter?».

Lì per lì ho dovuto fermarmi a ripescare dalla memoria quel dato, perché cercavo di rammentare dove mi fossi imbattuta in Cufter. Per fortuna, il mio amico, un curioso più che ostinato, mi ha dato ulteriori dettagli ed ho iniziato a ricostruire la storia, pensando che sarebbe stata un buon punto di partenza per un approfondimento di quelli miei.

Messa in archivio l’idea – accade che si sia concentrati su tanto altro ed io ero divisa tra articoli, editing e via discorrendo – mi imbatto di nuovo in Cufter, nella rubrica di Alfio Barca – segretario dell’associazione fotografica Taoclick – durante una delle puntate di “Camere con Vista” della fine dello scorso anno. Allora mi son detta: “Devi contattare Cufter, che possiede l’elegante qualità di rispondere personalmente e con grande gentilezza”. Insomma, come è nello stile di un signore che ha 150 anni di vita ed esperienza.

Però ho preferito attendere ancora, prima di scrivergli. Ho continuato a curiosare sui social, sono andata spesso a visitare il sito www.whoiscufter.com 

Frattanto, riflettevo sulla linea pirandelliana seguita da questo gentiluomo triestino, che incarna lo spirito del Grand Tour: un viaggio di formazione ma anche di informazione – dato che registra dettagli assolutamente preziosi per la conoscenza di luoghi, territori e persone –. L’ho trovato un po’ antropologo, un po’ poeta e anche un po’ pioniere della Street Photography, dove l’elemento umano e il paesaggio urbano appaiono nell’attimo dello scatto. In movimento, come lo sono gli accadimenti della vita stessa. Pirandello ne sarebbe stato ben lieto, di certo divertito, da questo autore che è un personaggio di se stesso ma con altri intenti dal Mattia Pascal. Sebbene io nutra il fondato sospetto che Cufter abbia avuto amicizie di livello come quella di Italo Svevo, alias Aron Hector Schmitz, perché taluni suoi modi narrativi sanno di coscienza zeniana. Ad ogni buon conto, ho preso tempo però adesso ho deciso di entrare più nel dettaglio.

CUFTER, è un misterioso fotografo tornato dal passato a fare, come diciamo oggi, “l’influencer”, con l’ausilio di suggestive e ricche immagini della storia del nostro paese nella prima fase del XX secolo. Un fenomeno nato quasi in sordina ma divenuto in poco tempo virale, sebbene la stampa si sia accorta tardi di lui.

Ma «Chi è Cufter?».

Nell’omonimo sito, molto bello per colori, grafica e contenuti, si presenta così:

Nasco a Trieste nella seconda metà dell’800, mi trasferisco a Roma a inizio secolo. Sono un appassionato di fotografia, o meglio di fotografia stereoscopica sin da ragazzo. Ho visitato l’Italia cercando di raccontare le sue bellezze e la mia epoca, sempre con la mia Trieste nel cuore. Ho conosciuto tanti personaggi della mia epoca, cercando di mantenere vivo il loro ricordo tramite le mie foto. Il mio archivio che credevo sarebbe andato perduto dopo la mia morte ha resistito agli anni, è stato ritrovato e finalmente riesco a mostrarvelo.

In merito al suo ricco archivio, dichiara:

Il mio è un archivio di negativi stereoscopici originali e inediti, nel luglio 2020 ho cominciato a mostrarli dopo tanto tempo. Un lavoro frutto di passione per l’Italia e le sue bellezze, in 25 anni ho cercato di raccontare tutto quello che ho visto durante i miei viaggi: città, monumenti, musei, paesaggi ed eventi storici della mia epoca. Qui ve ne mostro solo una parte. Seguitemi sui social, ogni giorno pubblicherò una foto nuova dell’archivio, conoscerete la mia storia e un giorno spero anche me.

Tanto che Alfio Barca, sempre in quella diretta social, ne ha approfittato per mostrare gli strumenti del mestiere, usati da Cufter, prima fra tutti la Verascope Richard nei vari modelli in uso alla fine del XIX secolo. Il segretario di Taoclick ha anche mostrato varie immagini dei luoghi visitati dal fotografo triestino, tra cui la nostra Taormina. Sui suoi metodi fotografici, è lo stesso Cufter a chiarire in un’apposita sezione del sito, “La mia Stereoscopia”, in cui da abile narratore quale è, scrive:

Non è facile parlare della mia passione per la fotografia, iniziai da giovane a Fiume come assistente del fotografo del luogo e mi appassionai immediatamente. Cogliere e fermare il tempo per sempre, per tramandarlo ai posteri. Ho sempre utilizzato una Verascope Richard, ottima macchina robusta con un magazzino che permette di cambiare automaticamente le lastre. Anche se nel tempo ho preferito utilizzare differenti chassis singoli che potevate sentire tintinnare nelle mie tasche e mi permettevano di annotare subito il soggetto ripreso. La memoria con il tempo inciampava in ricordi inesatti e annotare subito era di grande aiuto. Una macchina stereoscopica è composta da due lenti posizionate a distanza occhi, la lente di destra restituisce quanto l’occhio destro coglie e viceversa. Ricostruendo questa visione binoculare tramite il visore, l’effetto di profondità è assicurato, a patto sempre che i soggetti ripresi siano posizionati su differenti piani: uno più vicino al fotografo, qualcosa un po’ più lontano e un bello sfondo di contorno. Le mie fotografie sono particolari, sono piccole lastre di vetro stereoscopiche che stampate e viste tramite apposito visore restituiscono un risultato di profondità alla vista, ricreando una parvenza di realtà, immobile, fissa ma allo stesso tempo viva. Mi piacerebbe mostrarvi lo stupefacente effetto, ma dovreste venire a trovarmi.

L’invito ad andare a trovarlo, presuppone che, presto, avremo novità che lo riguardano. Ma vi è un’altra parte nella narrazione di Cufter che mi ha fatto abbandonare ogni titubanza ed è quella nella sezione, “I Volti”, scritta il 18 ottobre 2020.

Il passare del tempo cancella i ricordi e anche i volti scompaiono. Nella storia dell’umanità si è sempre cercato di riprodurre personaggi noti o famosi, scultura e pittura si sono dedicati a questo per millenni. Il prodigio della fotografia ha iniziato a rappresentare anche persone normali, fermandole in un momento della loro vita e della loro età, spesso in maniera inconsapevole, altre volte su loro richiesta. Nella mia carriera di fotografo mi sono trovato più volte a riprendere persone, qualche amico, ma soprattutto tante persone di cui non si sa più nulla. Che vivono nei racconti dei discendenti, se fortunati, o in foto occasionali prese da quelli che ai giorni vostri chiamereste “fotografi di strada”. Chissà che vita ha avuto l’anziana signora seduta sul battello sul Lago Maggiore, che pensieri aveva quel momento, o la ragazza che sbircia sorridente dietro di essa? O la bella ragazza che mi ha regalato un fugace sguardo perplesso su una via cittadina di Velletri? Il sapere di avergli restituito un momento di testimonianza della loro presenza nella storia del nostro paese, mi riempie di gioia e orgoglio per il lavoro da me fatto in anni di passione fotografica. Ma del resto, anche io ho subito la stessa sorte. Chi si ricorda ancora del mio volto e delle cose che ho fatto in vita?

Cufter dialoga con gli altri, sa usare bene gli attuali mezzi di comunicazione, non si fa intimorire “dalle diavolerie moderne”. Mi piace immaginarlo come il Leonardo diNon ci resta che piangere”, il film del 1984 scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni e Massimo Troisi. Un genio curioso, ammaliato dalle novità, che rimane a bocca aperta come un bimbo, in cerca di risposte ai suoi ‘perché’. Solo che lì, sono i due protagonisti a fare un balzo all’indietro nel tempo, ritrovandosi in un’epoca passata.

Chi ha colto immediatamente il messaggio di Cufter è stato ancora una volta Michele Smargiassi. Il giornalista ha pubblicato un’intervista nel suo Blog sulle pagine di «Repubblica», apparsa il 25 novembre dello scorso anno, di cui riporto uno stralcio interessante:

«“Buongiorno, sono Cufter, so che mi ha cercato…”. L’accento romano ci può anche stare, ma la voce è troppo giovane per un uomo che dovrebbe avere più o meno centocinquant’anni di età. Ma la finzione è bella così, accettiamola. Sto dunque parlando con un influencer di un secolo fa, che sta diventando un instagrammer di successo in questo. Ha aperto il suo profilo in luglio, pubblicando più o meno una fotografia al giorno. I follower non sono ancora molti, un migliaio, ma il gioco virale si è ormai avviato: chi è Cufter?».

A questo punto della storia, ho deciso di far due chiacchiere anch’io con questo signore misterioso e avvalendomi dell’ausilio della tecnologia, qualche giorno addietro, il 10 gennaio alle 18:05 per la precisione, mi sono presentata e gli ho rivolto alcune domande su Messenger.

 

La mia chiacchierata con Cufter

IO – «Buonasera sig. Cufter. Mi presento: Sono Lisa Bachis. Ho già scritto di lei ma vorrei porgerle due domande per fare un ulteriore approfondimento sul giornale online “JonicaReporter” con cui collaboro. La ringrazio in anticipo e attendo Sua Cortese Risposta».

CUFTER – «Buonasera sig.ra Bachis, la ringrazio per l’interesse. Risponderò in serata molto volentieri alle sue domande. Suo Affez. Cufter».

IO – «La ringrazio, oggigiorno, trovar garbo e disponibilità è evento assai raro».

CUFTER – Cara sig.ra Bachis, la ringrazio innanzitutto per aver portato all’attenzione degli altri la mia storia con tanta curiosità».

Giunti che siamo, a questo punto della conversazione, Cufter risponde alle domande che gli ho precedentemente girato.

IO – «Perché ha scelto di riapparire proprio in tempo di pandemia?».

CUFTER – «Come tutti coloro che hanno a che fare con le arti e che amano le novità ho sentito che, come 150 e più anni fa la fotografia investì il mondo della sua novità e ancora oggi affascina come le figure di un caleidoscopio, oggi i “social” sono una buona vetrina e quanto rapida! Così visto che durante questo anno così difficile abbiamo tutti tempo e ne passiamo molto a restare in contatto con il mondo, io ho fatto tesoro di quanto vedevo e cercando di capirne meccaniche e protagonisti mi sono affacciato a raccontarvi di me, sperando che il mio lavoro potesse ancora interessare la vostra epoca.

IO – «Vede nella fotografia un sostegno alla memoria e un modo per rieducare alla lettura del mondo?».

CUFTER – «Ho impresso negli anni decine di lastrine, quando gli eventi si succedevano rapidi da un mondo lento e antico ad uno moderno, elettrificato, veloce, pieno di contraddizioni. Un mondo che faceva a me e ai contemporanei una grande impressione. Io credo che in questi tempi l’immagine sia uno dei modi più veloci che avete di parlare di voi e degli accadimenti, forse come in una Expo Universale dei miei tempi non tutto è destinato a durare, ma tutto concorre a ricordare e a farne tesoro di questi ricordi. La fotografia, secondo il mio modesto parere, serve però a educare, non a rieducare, perché ogni tempo ha il suo formato. Il mio era stereoscopico, il suo forse è nei social e se ne farete buon uso, destinando anche parte di questo tipo di comunicazione alla cultura e alla storia, non dimenticherete errori e andrete avanti migliorando. La ringrazio e la saluto cordialmente, Suo Affez. Cufter».

IO – «Che meraviglia! Grazie ed appena avrò scritto la informerò. Cordialità».

CUFTER – «Le auguro una buona serata inviandole nuovamente i miei più vivi ringraziamenti».

IO – «Una precisazione: io parto dall’analogico, visto il mio mezzo secolo. Ancora una bimba rispetto alla sua saggissima età. La ringrazio di cuore. A presto».

CUFTER – «Decisamente una bimba rispetto a me».

IO – «Decisamente».

Devo dire che è stato assai gradevole conversare, seppur brevemente, con questo misterioso fotografo d’altri tempi e chissà, magari, tornerò di nuovo a parlare di Cufter ma adesso, lascio a voi la curiosità di continuare a seguirlo.

 

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