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Il teatro taorminese è tornato in scena per il Natale 2019

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Foto di Redazione

Erano anni che non mi sentivo tanto partecipe e orgogliosa di far parte di questa Città. Finalmente, in queste festività natalizie taorminesi, ho di nuovo provato la gioia di vedere rifiorire tradizioni che appartengono alla nostra cultura più profonda; tra esse vi è la nostra antica storia con il teatro. Ritrovarmi al “Palazzo dei Congressi” insieme alle tantissime persone che hanno partecipato come pubblico agli spettacoli messi in scena nella “Sala Auditorium” mi ha fatto ritrovare il gusto di riscoprire parole e gesti per condividerli con gli altri. Dire che tutto questo è bello sarebbe riduttivo, ma vi assicuro che l’emozione di noi tutti era vera e reale. Varie associazioni – ricchezza e fortuna di questa Città – si sono unite per riportare sulla scena il teatro: quello “nostro”; quello taorminese. Taormina, che è palcoscenico e il teatro lo ha nell’impianto genetico in quanto erede di greche virtù, nel corso dei secoli ha maturato la predisposizione all’arte scenica. Il Teatro non è solo un luogo fisico, come il “Teatro Antico”, ma uno stato d’animo che ha originato diverse compagnie nel corso del tempo. Il teatro tradizionale popolare siciliano, da noi, è in simbiosi con la vocazione agropastorale e “di li piscaturi”. Da noi, anche le processioni dei santi sono messe in scena teatrali. Taormina non ha mai abdicato a questa sua missione e le compagnie teatrali, nonostante difficoltà e traversìe che qualunque attività legata alla trasmissione di memoria e sapere si trova a vivere, hanno sempre messo a disposizione il loro impegno, dimostrando l’amore per questa benedetta e contraddittoria città dove ancora riviviamo l’epopea dei “topi e dei sucalori”; fazioni legate ai quartieri che però sanno mettere da parte le divergenze, unite quando si tratta di dare una mano. Questo ho visto nella stagione natalizia 2019. Un riconoscimento va al Comune di Taormina, che ha deciso di proporre un cartellone di eventi legato alle nostre più vive tradizioni. Questo è ciò che vogliono i turisti, e nella sala del “Palacongressi” ne ho visti ed erano tutti interessati a conoscerci meglio. Questo è ciò che chiedono i cittadini, i quali hanno bisogno di sentirsi parte attiva – lo ribadisco – in questa benedetta e contraddittoria cittadina.  

Nella “Sala Auditorium” ad aprire la scena teatrale è stato il “Centro Studi Teatro Cultura Taormina” che, sabato 21 dicembre alle 21:00 e domenica 22 dicembre alle 18:00, ha proposto una rielaborazione di due lavori del grande Dario Fo “Due Atti unici”, nella versione siciliana di Aurelio Romano con l’adattamento e la regia di Rita Patanè. Nel I° Atto, Gli imbianchini non hanno ricordi Rita Patanè nelle vesti della Vedova; Franco Carnazza (Imbianchino); Nino Florio (Capo); Pier Luigi Bravin (Signor Silvio); Laura Lampo (Anna); Antonella Lizio (Diana); Gabriella Cannavò (Sonia); Michele Cannavò (Manichino Giorgio). Il II° Atto, Non Tutti i ladri vengono per nuocere, ha visto come interpreti: Michele Cannavò (Ladro); Rita Patanè (Moglie del ladro); Antonio Palermo (Uomo); Rosita Gulotta (Donna); Antonella Lizio (Anna); Franco Carnazza (Antonio); Peppino Turiano (Secondo ladro).

Le scene sono state a cura di Franco Carnazza, le scenografie a cura di Nicola Sciglio, Roberto Mendolia, Dario Grasso, mentre gli adattamenti musicali sono state curati da Giuseppe Ferrari. Direzione scenica: Pina Sciglio; Suggeritori: Lina De Farfalla, Giusy Managò; Trucco e acconciature: “Bellezza e Benessere. Arredo floreale: “Sinfonia in verde”; Organizzazione generale: Nicola Sciglio.

Della meravigliosa Rita Patanè, ci vorrebbero anni per scriverne. Rammento quando la intervistai varie volte per i suoi spettacoli. Rita Patanè e la compagnia “Centro Studi Teatro Cultura Taormina” sono un pezzo importante della storia di Taormina perché si tramandano il teatro come un antico mestiere da generazioni. Anche una delle sue figlie: Rosita Gulotta è un’attrice favolosa. L’Esperienza della Patanè è completa e le ha sempre dato ampia scelta di identificarsi sia come attrice, sia come regista ed insegnante. La sua voce ha dato vita a svariati personaggi nel corso del tempo e il voler mettere in scena la pungente ironia del teatro di Dario Fo, travasandola nell’irriverenza della lingua siciliana nella versione di Aurelio Romano, ha solo dimostrato quanta storia il teatro taorminese abbia alle spalle. Una compagnia attiva da più di un ventennio ma che ha radici ancora più antiche. Un plauso a Rita Patanè e ai suoi compagni di viaggio che hanno fatto divertire tutti, regalandoci un po’ di sana leggerezza.

Gli sponsor che hanno sostenuto questa iniziativa sono stati: Hotel “Villa Schuler”; “Medousa Bistrot & Suites”; “Licchio’S Bar”; “Tabacchi la 6”; “Sfizi di Carne”; “Naxos Bevande”; R. M. Services”.

Il programma teatrale è proseguito lunedì 23 dicembre, alle ore 19:30, pomeriggio in cui sul palcoscenico del “Palazzo dei Congressi” è stata rappresentata l’opera teatrale con musica dal vivo LA CANTATA DI LI PASTURI. Un’antica Rappresentazione Natalizia – anch’essa in lingua siciliana – messa in scena da Anna Maria Raccuja, con le musiche arrangiate dal Maestro Alessandro Russo ed eseguite dall’Orchestra Mandolinistica “Gioviale” di Taormina, diretta dal Maestro Leonardo D’Agostino, e con i brani della tradizione natalizia interpretati dal cantante Ivan Stringelli. I costumi e le scene sono stati realizzati dal Gruppo “GiammonArte” e in particolare dal Maestro Tino Giammona, il quale ha riproposto una ricostruzione storica dei vestiti tipici taorminesi del Settecento, usati nel giorno del matrimonio.

 Anche qui, la passione e lo spirito di collaborazione hanno dato un risultato coinvolgente. Una narrazione dove gli usi della nostra gente affioravano durante recitazione, tra musica e canti. Il nostro legame con la terra e la messa in scena di un matrimonio, riadattato alla tradizione cristiana della natività con gli “Spusi Maria, e Giuseppi”. Anna Maria Raccuja, bella talentuosa interprete nonché regista, ha dato prova di professionalità e di equilibrio perché è riuscita a conciliare le varie anime dello spettacolo. Ciascuno dei coinvolti ha fatto la propria parte: dagli attori ai musicisti ai canterini, sino alla brava Milena Privitera che ha dato voce come narratrice ai vari momenti del percorso; quasi duettando con la voce in vernacolo narrante di Anna Maria Raccuja.  L’evento ha visto unite le Associazioni “Ars Vivendi” e l’Associazione Mandolinistica “Gioviale”, con la preziosa collaborazione del “Comitato Tradizioni e Festività popolari Taorminesi”, del Gruppo Folk “I Molesi” e de “Lo Zufolo Folk Sicily”.

Annamaria Raccuja nella nota rilasciata alla stampa, e dopo lo spettacolo, così si è espressa:

«Abbiamo lavorato in sinergia per ricordare, un passato in cui le rappresentazioni sacre nei periodi di festa erano delle ricorrenze usuali e molto attese. Si metterà in scena una lunga e secolare tradizione orale, recuperando gli antichi “cunti”, i detti e i proverbi popolari. Canti e sonorità che fanno parte del nostro patrimonio culturale. Una grande occasione, per la comunità di andare a teatro e riscoprire le atmosfere natalizie di una Taormina antica. Un piccolo estratto dello spettacolo è stato proposto, il giorno dell’Immacolata, agli ospiti della “Casa di soggiorno e riposo Carlo Zuccaro”, che hanno accolto l’evento con gioia ed entusiasmo. Questa Antica Novena, già realizzata nel 1982, come spettacolo itinerante da mio padre, Saro Raccuja, con il nome di Nuvena di Natale figurata, è tratta da un antico testo, che risale alla metà del Settecento, scritto dal canonico monrealese Antonino Diliberto (1704 -1772) conosciuto con lo pseudonimo di Binidittu Annuleri, il cui titolo originario era Lu viaggiu dulurusu di Maria. In questo nuovo adattamento, rivive la nascita di Gesù Bambino attraverso le usanze e i costumi tipici della tradizione natalizia popolare. L’opera si divide principalmente in quattro momenti fondamentali: l’Annunciazione, il Matrimonio, la partenza e l’arrivo a Betlemme».

Il Maestro Tino Giammona, intervenuto nuovamente per spiegare la scelta di costumi tanto originali, ha gettato luce sul nostro passato, ridestando l’emozione dei presenti:

«Taormina vantava dei laboratori di ricamo nei quali la maggior parte delle donne della nostra città lavorava e dove veniva confezionato il vestito della festa.  Quest’ultimo veniva ricamato con allegorie barocche, fiori di zagara, nodi di amore, colombe e lo stemma della città, utilizzando fili d’oro e seta. Tutto veniva realizzato su tessuti di colore rosso scuro, che simboleggiavano il martirio di San Pancrazio e con il blu-azzurro del gonfalone della centauressa taorminese. La maggior parte di questi vestiti è andata persa, perché era l’unica ricchezza che possedevano e quindi se la portavano nella bara. Ma con l’aiuto di mia mamma e di mia sorella abbiamo ricostruito attraverso quel poco che era rimasto di documentazione storica fotografica il costume festivo, messo in scena nella CANTATA DI LI PASTURI, dove avete avuto l’opportunità di ammirare un grembiule con ricami in filo d’oro appartenuto a una taorminese e da poco restaurato».

Le musiche sono state arrangiate dal Maestro Alessandro Russo nel rispetto della tradizione canora dell’isola, ricca e con rimandi al mondo dei contadini e dei pastori, che tanto nelle sorti di vita si è sempre sentito accomunato al destino della “Sacra Famiglia”: povera, umile e fuggiasca. L’aria di festa offerta nel festino nuziale dal gruppo folk ha riconciliato tutti nella gioia.

Oltre alle associazioni coinvolte i ringraziamenti sono andati agli sponsor: “Lido la Pigna”, “Bar Capriccio”, “Il Balocco” e “Ottica Fiumara”.

Un riconoscimento a parte va fatto alla Ge.Ca. da anni impegnata ad offrire i suoi servizi nell’illuminazione e nell’amplificazione di scene importanti come quelle del “Teatro Antico”, che anche in queste occasioni festive si è distinta per professionalità e cura.

Penso dunque che il nostro teatro abbia inteso e trasmesso appieno lo spirito natalizio. Spirito che noi della redazione di “JonicaReporter” ci sentiamo di condividere con voi augurandovi “Buone Feste e tanta serenità”.

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