Ho rivisto Lacagnina di recente, all’ultima delle sue esposizioni, tenutasi al Castello di Mola. Non potevo certo perdermela, ed anche se già accusavo i fastidiosi sintomi dell’influenza, sono andata. L’ho detto e scritto numerose volte, durante il mio percorso professionale: esistono luoghi, persone ed incontri che segnano le nostre esistenze, migliorandole e regalandoci suggestioni, spunti per nuove riflessioni ed umanità. Tanta umanità.
Esistono persone che fungono da messaggeri ed intermediari, permettendoci di farci sentire “al posto giusto, nel momento giusto”. Tra questi ambasciatori, mi piace ricordare, Peppe Filistad e Giuseppe Ragonese; alcuni degli artisti che ho incontrato ed hanno arricchito il mio iter di ricerca e di lettura dell’opera secondo l’Ermeneusi dell’arte, li ho conosciuti perché mi veniva detto: «Lisa, non puoi mancare!» Infatti, ne è sempre valsa la pena, sia sul piano umano, che su quello professionale. Michelangelo Lacagnina, come dicevo poche righe sopra, l’ho rivisto il 10 giugno dove presso la sala espositiva del Comune di Castelmola, il “Museo del Castello di Mola”, ha inaugurato la mostra “FRIGORIFERI D’ARTE – SMEG e D&G”, a cura di Giuseppe Filistad, direttore artistico del museo. Erano in esposizione due “frigoriferi d’arte” decorati con elementi, colori e forme tipici della tradizionale decorazione di arte popolare siciliana dagli artisti Michelangelo Lacagnina e Michele Ducato, due dei dieci artisti siciliani selezionati da D&G per SMEG, storica azienda italiana che coniuga l’eccellenza tecnologica con la creatività del made in Italy. L’evento si è svolto a Castelmola, cittadina tra i Borghi più Belli d’Italia, la cui amministrazione guidata dal sindaco Orlando Russo, coadiuvato dall’Assessore al Turismo Eleonora Cacopardo, da diversi anni, nel Museo del Castello di Mola, guarda alla promozione nazionale ed internazionale del borgo con l’organizzazione di eventi di grande rilievo turistico-culturale.
In quest’occasione, Lacagnina è tornato a sorprendermi. Pur se conosco i suoi lavori ed avevo avuto il piacere di ammirare un altro “frigorifero d’arte” realizzato da lui, in una precedente manifestazione, dedicata all’arte ed alle dolcezze di Sicilia. In realtà, lui può confermarlo, Michelangelo è riuscito a sorprendermi, sin dalla prima volta che ho avuto la gioia di poter visitare una sua mostra. Diciamo anzi, che ci siamo sorpresi vicendevolmente.
È accaduto un anno fa; era il luglio del 2016 e con un’amica, sono stata invitata da Peppe Filistad a visitare la mostra di un Interior Designer nisseno, che riesce a riproporre sulla tela, la lucentezza e la forza cromatica brillante di colori che su vetro e ceramica hanno un impatto vivace ma che sulla carta e sulla tela, sono un’ardua impresa da riproporre. Eppure Michelangelo, supera la prova e dalla decorazione su vetro e ceramica, traspone i soggetti a lui cari, sulla tela.
Dare un’idea esatta di ciò che è accaduto quel tardo pomeriggio di luglio, non sarà semplice perché chi era presente, e mi conosce, sa come io lavori e come sia fuori dagli schemi in numerosi ambiti. Altri artisti sono stati vittime delle mie incursioni intellettuali. Qualcuno di loro, non farò il nome, dice che è come se io mi accendessi e non mi si ferma più. Naturalmente, questo crea sorpresa ma ci si diverte tanto, perché io lavoro e mi diverto. Così è stato alla mostra “Suggestioni Mediterranee” di Michelangelo Lacagnina.
Io e la mia amica Milena, veniamo accolte da Peppe che ci presenta Lacagnina. Saluto, e mi sento a mio agio immediatamente, ottimo segno! Poi, inizio a chiacchierare, bevo un prosecco e come sempre in questi stati di folgorazione, darò la colpa al vino ma visto che “in vino veritas” ciò che si è manifestato è buono e giusto.
Vengo coinvolta in una messa in scena della storia dell’Isola, come se stessi assistendo allo spettacolo di un cantastorie. Attenzione, Lacagnina non interviene, è l’effetto che subisco leggendo le opere esposte. Mi sento parte della storia, è come se ci camminassi dentro. Michelangelo, usa le tecniche del decoro artistico ceramico siciliano e a vedere i suoi lavori, ritroverete De Simone. Ha anche una capacità di dire dell’isola attraverso tratti chiari, netti, decisi che ricordano le vetrate mosaicate delle cattedrali gotiche e poi troverete le forme che rinviano a Picasso e Paul Klee, verrete colpiti e storditi. Lo stordimento ha luogo con l’immersione nei colori e non potrete farne a meno, ve lo assicuro. I colori parlano della Sicilia, dei suoi luoghi, della sua gente, dei suoi odori. Li vedrete questi uomini e queste donne, li sentirete quegli aromi. Per questo dico che Lacagnina è un cantastorie. Osservare i suoi lavori, ti obbliga a fermarti ad ascoltare una storia dove si narra di esistenze di mare, con i pescatori che faticano ma sanno ridere e ringraziare il mare che li accoglie nella vita, così come nella morte. Io ho sentito riecheggiare le voci dei personaggi verghiani, in una sequenza in cui la nostra tradizione diventa teatro. Lacagnina ha un modo di lavorare, fortemente scenico.
Mi son sentita come una bambina, che si prepara ad ascoltare il cantastorie che narrerà di Paladini od eroi che combattono il male. Gli eroi e le eroine delle sue opere sono i pescatori, la gente dei borghi, che tiene vive tradizioni millenarie, le donne che hanno una bellezza che parla di Mediterraneo e contaminazioni di storie e di razze. La vegetazione, rigogliosa che vi confonde lo sguardo e vi turba l’animo. Lacagnina vi farà ubriacare con quei colori che solo noi isolani, riusciamo appena a gestire. Il mare, i sentimenti, la seduzione, un mix che esplode e vi macchia. Ne uscirete colorati e carichi di energia.
Io ho vissuto questa esperienza in modo diretto, ed infatti mi sono ritrovata a tradurre la mia lettura, in una dedica che è diventata un canto di ringraziamento, a Lacagnina ed alla mia terra: la Sicilia.
Chiudo così il mio racconto, con quella dedica che lui ha deciso di inserire nel catalogo, sorprendendomi, di nuovo:
Terra, no, no, è tuttu cielu!
No, no, ma lu senti lu ciauru,
è chiddu du mari, ma lu mari nostru,
chinu di sali, di pisci e di lu so cori: di l’amuri.
Ma è puru chinu di masculi e di fimmini,
d’amuri e di sangu.
È terra, Mari e Cielu.
È idda, è a Matri di lu nostru cori.
È Sicilia!
Lisa Bachis