Oggi, provare a dire del passato, in tempi dove tra i fattori della globalizzazione vi è quello del diluire e confondere passato e presente in un movimento istantaneo, richiede una dose aggiuntiva di pazienza. La storia, o “le storie” come preferisco dire, sono essenziali soprattutto nei tempi attuali, dove da un lato, si assiste alla cancellazione violenta del sapere che costituisce le radici delle nostre comunità e dall’altro, vi sono in campo forze intellettuali, impegnate nella preservazione e nella salvazione di ciò di cui l’uomo, è custode.
Spesso, si dimentica, chi prima di noi ha dato un contributo al nutrimento della nostra memoria ed ha reso omaggio al proprio territorio, mettendo a disposizione della comunità l’amore per la conoscenza affinché restassero alle generazioni a venire, segni tangibili delle nostre tradizioni millenarie.
Ed ecco, che mi torna alla mente, in questi giorni, il dono prezioso che a noi tutti fece il professore ed avvocato, Pietro Rizzo. Egli nacque a Taormina nel 1857, dove esercitò l’avvocatura e dedicò gran parte della propria vita agli studi sulla Storia antica della Sicilia. I risultati di questi studi andarono a confluire in due opere:Naxos Siceliota del 1894, ed il Tauromenion del 1927-28. I due volumi, ancora oggi sono considerate pietre miliari per la comprensione della storia delle due città e furono il dono più grande che Pietro Rizzo, morto nella sua Taormina nel 1934, lasciò in eredità a noi tutti.
Il Rizzo, racchiuse in sé la curiosità dello scopritore e la passione dello studioso per le memorie storiche della propria città. Fu un uomo spinto dall’ amore sconfinato per le proprie radici; un uomo legato inscindibilmente alla propria famiglia. Alla madre Paolina Saetta e al figlio Virgilio Rizzo, sottotenente nel 209° Reggimento “Brigata Bisagno”, caduto in battaglia, nel gennaio 1918, durante la Prima Guerra Mondiale. Quest’amore, profondo, denso e incorruttibile, lo motivò nella sua attività di ricerca poiché gli rese ancora più vicini gli affetti, tanto che lui stesso nella Dedica al Tauromenion del 1927, scrisse:
«Queste carte che dicono del paese nostro diletto dove ogni cosa mi parla di voi assenti ma sempre presenti al mio spirito con ineffabile rimpianto consacro».
Pietro Rizzo scrisse il Tauromenion per un duplice ordine di motivi: il primo era quello di portare a termine, concludendolo, il lavoro di ricerca iniziato con Naxos siceliota, in cui si narra della colonia ionio-calcidica stabilitasi negli ultimi decenni dell’VIII secolo a.C. nella piana di Schisò dove venne, appunto, fondata Naxos. A questo studio, era d’obbligo aggiungere l’esito delle ricerche su Taormina, dato che essa fu l’erede di Naxos. Il secondo ordine di motivi, che premeva allo studioso di porre in risalto, invece era di tipo pedagogico e divulgativo. Infatti, era desiderio del Rizzo, quello di far intendere ai suoi lettori che la storia della «polis tauromenita» poteva essere affrontata, solo se inserita in un contesto generale di maggior respiro. Inoltre, premurandosi di far avvicinare alla comprensione del testo, non solo gli esperti ma anche e soprattutto «la comune dei lettori», il Rizzo volle che la sua opera fosse di facile accesso, pur nel rispetto e nella correttezza dell’uso delle fonti bibliografiche, epigrafiche e monumentali.
In effetti, la suddivisione del volume operata dal Rizzo e l’uso di un linguaggio chiaro e non troppo tecnico, appaiono funzionali e consentono anche a coloro che vestono i panni di semplici amatori, di poter consultare agevolmente il volume e di reperire immediatamente le informazioni.
Il Tauromenion, pertanto, appare così articolato:
- La prima sezione, denominata “Storia”, raccoglie venti capitoli, a loro volta suddivisi in sottosezioni storiche. Il Rizzo analizza il periodo preellenico – dalle origini fondanti della città, all’affermazione autonoma della polis dopo l’attacco di Dionisio di Siracusa – nei capitoli dal I al IV, e il periodo ellenico – da Andromaco fondatore, passando per le epoche greche e romane, sino a giungere all’instaurazione del dominio arabo, nel 902 d.C. – nei capitoli dal V al XX.
- La seconda sezione, denominata “Topografia”, consta di tre capitoli, di cui il primo, raccoglie un’interessante bibliografia di scritti e studi sopra Taormina e il suo territorio; il secondo, studia il territorio cittadino e le sue zone limitrofe. In particolare, questo secondo capitolo, prende visione dei luoghi tra Forza D’Agrò e Capo S. Alessio, con i paesi a monte e quelli a mare, sino a spostarsi ai siti alcantarini e della zona di Fiumefreddo. Il terzo capitolo di questa sezione, infine, tratta della città antica, delle sue fortificazioni, delle mura militari e del numero dei suoi abitanti.
- La terza sezione, “I Monumenti”, occupa quattro capitoli, ciascuno dei quali dedicato ai resti più significativi della civiltà greco-romana, tra i quali, spiccano il Teatro Antico e le opere idrauliche dei serbatoi e degli acquedotti; il Ginnasio e il Foro romano; i preziosi mosaici pavimentali e le tombe.
- L’ultima sezione, la quarta, “Le Monete”, consta di un capitolo unico, dedicato alla numismatica tauromenitana, dato che la polis, durante il periodo ellenico, godeva del diritto di conio.
Il Rizzo, propone un elenco di monete, avvalendosi soprattutto, del contributo dello studio del tedesco Holm, Storia della moneta di Sicilia.Le monete, suddivise secondo il materiale usato, oro, argento e bronzo, sono riportate nelle loro diverse fasi di conio e descritte dettagliatamente, riportando le raffigurazioni e le iscrizioni sul dritto e sul rovescio; nonché il peso e le relative informazioni tecniche e storiche.
Avviandomi verso la conclusione di questo contributo, affermo con convinzione, che se Pietro Rizzo espresse con orgoglio, il suo sentirsi fiero cittadino taorminese, a noi spetta il compito di testimoniare la grandezza di quest’uomo, il quale, ci ha fatto omaggio di un lascito generoso. E perciò, ritengo che il modo più consono di rinnovare al Rizzo la nostra gratitudine, sia quello di continuare a sfogliare, leggere e consultare la sua opera.
Lisa Bachis