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venerdì, Gennaio 24, 2025

SCALETTA ZANCLEA. DRAMMA SOCIALE. LA STORIA DI UNA DONNA CHE VIVE NEL DEGRADO CON 10 CANI SENZA LUCE NE’ ACQUA

AttualitàSCALETTA ZANCLEA. DRAMMA SOCIALE. LA STORIA DI UNA DONNA CHE VIVE NEL DEGRADO CON 10 CANI SENZA LUCE NE’ ACQUA

E’ una storia di solitudine, di abbandono e d’ indifferenza . E’ una storia che mette in luce l’inadeguatezza dei servizi sociali ad intervenire nei confronti di determinate situazioni. E’ la storia di una donna di 56 anni che, dicono, ha scelto di vivere così.

Ecco come avrebbe”deciso” di vivere la signora. Nel degrado assoluto. In una casupola senza acqua potabile, né luce, né servizi igienici, nel mezzo del nulla in un appezzamento di terreno nella frazione di Guidomandri superiore. Lontana da tutto e tutti. Così non bisogna neanche fare lo sforzo di girarsi dall’altra parte… tanto di lì non passa nessuno.
Le foto mostrano una realtà terribile. E per chiunque guarda per la prima volta queste immagini risulta davvero difficile credere che si possa scegliere “consapevolmente” di vivere in quelle condizioni.
Eppure la signora vive li da anni. A nulla sembrano essere valsi i tentativi dei servizi sociali del comune di Scaletta Zanclea di convincere la signora a farsi aiutare. Lei vuole rimanere li. E lì viene lasciata. Almeno fino ad un paio di giorni fa quando per caso qualcuno si accorge che la signora è riversa per terra, ferita e così da l’allarme e viene portata in ospedale dove si trova tutt’ora ricoverata. Ma lei non vive sola. A farle compagnia anche una decina di cani per la cura dei quali è stata contattata la Lida jonica. Vi lasciamo immaginare la scena che si è presentata agli occhi dei soccorritori.
“ Stamani, fa sapere il vicesindaco del comune di Scaletta Zanclea Gabriele Avigliani, sul posto si sono recati per un sopralluogo i vigili urbani insieme ai medici dell’istituto di salute mentale dell’Asp. Proprio l’Istituto di salute mentale dell’Asp, spiega Avigliani, già nel 2013 aveva contattato la signora per concordare un possibile ricovero ma la signora si era opposta. La situazione, prosegue Avigliani, è delicata.”
E’ l’ennesima storia di disagio sociale di fronte alla quale non si può rimanere indifferenti e soprattutto pone degli interrogativi ai quali qualcuno dovrebbe rispondere.
E’ davvero possibile considerare “consapevole” la scelta di una persona di vivere cosi? Davvero l’alibi del “la signora vuole vivere cosi” può esimere da responsabilità le istituzioni?
E soprattutto quando la signora verrà dimessa dall’ospedale davvero si acconsentirà a farla tornare a vivere in quelle condizioni?

 

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