Taormina Arte da Comitato a Fondazione, una trasformazione promessa e mai realizzata dalla classe politica. L’ultimo drammatico capitolo si è consumato nell’Aula di Palazzo dei Giurati, dove è stata bocciata la costituenda Fondazione per l’assenza di un piano economico, la mancanza di un business plan sulle attività dei prossimi anni e soprattutto la mancanza di centralità per Taormina nello statuto deliberato dal commissario. Interessante, a tal proposito, è stata la riflessione comparsa sulla “Gazzetta del Sud” da parte di Giuseppe Ministeri, operatore culturale ed ex collaboratore di Taormina Arte: «Il Consiglio comunale non era chiamato a mandare un messaggio, né ad esprimere un parere. Doveva deliberare su un atto avente ad oggetto “Trasformazione del Comitato Taormina Arte in Fondazione-adesione e individuazione dei beni da conferire, e lo ha bocciato. Non lo ha emendato, non lo ha rinviato per approfondimenti. Lo ha bocciato. Ha stabilito la propria contrarietà alla trasformazione del Comitato in Fondazione, o alla adesione del comune di Taormina, o al conferimento dei beni. O tutte le questioni insieme. Adesso l’esito naturale non può che essere o la liquidazione del Comitato, o la trasformazione in Fondazione senza il comune di Taormina. Mi chiedo: era questo l’obiettivo? Non credo proprio».
Un pensiero condivisibile, anche se la domanda retorica, dal mio punto di vista, dovrebbe avere un’altra risposta: si, era questo l’obiettivo e la storia di Taormina Arte e dei giochi della politica intorno al Comitato lo dimostrano sin troppo bene. Il temporeggiare della politica taorminese, con il trascorrere del tempo, si è trasformato in una sorta di tortura per i dipendenti dell’ente e che ormai ha provocato uno stallo, una situazione insostenibile dal punto di vista economico e organizzativo. Tutto è bloccato. Le parole, diceva qualcuno, hanno un loro peso. Anche nell’epoca dove tutto è relativo, per fortuna è così. Persino nell’età in cui ogni cosa cambia con facilità, le parole rimangono scolpite. Quantomeno restano indelebili sui giornali. Possono essere poste nel dimenticatoio, ma non essere cancellate del tutto. Così vale la pena ricordare che la soap opera Taormina Arte inizia il 17 febbraio 1983, quando viene messa nero su bianco la convenzione per la costituzione del Comitato Taormina Arte. I presenti erano il sindaco di Taormina Nicola Garipoli, il presidente della Provincia di Messina Giuseppe Naro e il sindaco di Messina Antonio Andò. Considerando che da 28 anni, calcolando dalla data di quell’incontro, si svolgeva tra Taormina e Messina una manifestazione cinematografica internazionale che aveva assunto rilievo culturale, spettacolare e turistico, i diretti interessati avevano deciso di creare un Comitato in grado di organizzare l’evento annuale.
Del resto l’Ente provinciale per il turismo di Messina e l’Azienda autonoma di soggiorno e turismo di Taormina avevano fatto intendere di non avere più le capacità di organizzare la manifestazione e nel contempo vari parlamentari dell’epoca avevano presentato una proposta di legge all’Assemblea Regionale Siciliana per costituire un ente in grado di organizzare manifestazioni di cinema, teatro e musica con sede a Taormina e a Messina. Questo Comitato, tra l’altro, composto dal comune di Taormina, dalla Provincia e dal comune di Messina, doveva riceve i finanziamenti per la manifestazione dalla regione, dai contributi statali e in minima parte dagli stanziamenti degli enti coinvolti. E questi contributi dei diretti interessati, stando alla convenzione del 1983, gravavano per 100 milioni di lire sul Comune di Messina, 50 milioni di lire sulla Provincia di Messina e 20 milioni di lire sul Comune di Taormina. La stessa convenzione riepilogativa venne ratificata di fronte a un notaio il 16 aprile 1996 e questa volta i protagonisti erano il sindaco di Taormina Mario Bolognari, il sindaco di Messina Franco Providenti e il presidente della provincia di Messina Giuseppe Buzzanca. In quegli anni, è bene sottolinearlo, Taormina Arte riuscì a organizzare spettacoli che sono finiti nella storia della città e della Sicilia in generale.
Il Comitato funzionava, ma i problemi iniziarono a palesarsi verso la fine dell’estate del 2001 quando il direttore generale di Taormina Arte, Ninni Panzera, lanciava l’allarme: «O si costituisce la Fondazione Taormina Arte, o la manifestazione collasserà». Se la manifestazione del 2001 fu da record per il Comitato, con incassi da 1 miliardo e 200 milioni e ben 600 mila presenze, anche il primo cittadino Mario Bolognari era consapevole della necessità di convertire in Fondazione il Comitato, considerando che in quel periodo si parlava di defiscalizzazione per le Fondazioni e il governo nazionale dell’epoca era intenzionato a concedere 300 miliardi di finanziamenti alle Fondazioni. La trasformazione in Fondazione, tra l’altro, avrebbe favorito la progettualità di Taormina Arte. Dunque non solo benefici fiscali per Tao Arte e il sindaco Bolognari affermava che «i neo assessori regionali Cascio e Granata, rispettivamente al Turismo e ai Beni culturali, sono a conoscenza della questione e il Comitato di Taormina Arte confida molto in loro due perché possa cambiare la sua natura». In sostanza la stagione 2011 si era chiusa con il record assoluto di incassi e quel risultato poteva essere il volano per accelerare il percorso di trasformazione da Comitato in Fondazione.
Ma l’occasione non era stata colta e le lancette del tempo si sono mosse in maniera inesorabile fino al 2002. I protagonisti sono cambiati, ma il risultato, purtroppo, è sempre lo stesso. La Fondazione tarda ad arrivare, anzi non arriva. Il Comitato era formato dal sindaco di Taormina Aurelio Turiano, dal sindaco di Messina Salvatore Leonardi e dal presidente della provincia di Messina Roberto Materia. Leggendo alcune dichiarazioni rilasciate a La Sicilia dal primo cittadino Turiano, è incredibile come quelle parole sembrano pronunciate nell’ultimo mese e non quasi 14 anni fa. «Si comincia a parlare a livello palermitano di riportare tutte le decisioni a Palermo per quanto riguarda le concessioni del Teatro greco. E questo significherebbe ripetere l’anno prossimo la grave situazione di quest’anno in cui da un lato c’è Taormina Arte e Riccardo Muti con Notre Dame de Paris e dall’altro lato ci troviamo con i Pooh e altre cose. […] L’assessorato ai Beni culturali ha dato quest’estate la concessione del Teatro greco al Taormina Opera Festival con compagnie di giro di discutibile qualità e che tuttavia erano sotto il nome di Taormina. Riteniamo perciò di avere il diritto di concordare le manifestazioni. Non siamo oggetto di scelte altrui, noi siamo la città di Taormina», affermava Aurelio Turiano. Il sindaco di Taormina, inoltre, annunciava di aver dato incarico al professor Tigano per porre i pilastri della futura Fondazione. La bozza del documento doveva essere discussa da lì a breve, ma sul più bello non se ne fece nulla.
Panta rei e arriva l’anno 2003. Il Comitato è formato dal sindaco di Taormina Aurelio Turiano, dal sindaco di Messina Salvatore Leonardi e dal presidente della Provincia di Messina Giuseppe Buzzanca. All’epoca il presidente della regione era Totò Cuffaro e il suo assessore alla Cultura era Fabio Granata. È l’anno in cui Taormina Arte anima il Natale in città e lo fa con una serie di spettacoli che riempiono il Palazzo dei Congressi. Niente, neanche questa rosa di nomi è riuscita a raggiungere un’intesa e nel frattempo il segretario di Taormina Arte, Ninni Panzera, e i lavoratori del Comitato sono andati avanti proponendo, nonostante tutti, spettacoli di qualità e indiscutibile successo. Certo, potremmo elencare anche gli altri protagonisti di questa mancata trasformazione. L’ex sindaco Bolognari, che ci aveva vista lungo, si era reso conto della necessità di un cambiamento, ma a livello regionale la questione non era stata messa al centro dell’attenzione. Così si arriva fino ad oggi, dove una classe politica degenerata, nella sua stragrande maggioranza, utilizza i troppi Consigli comunali convocati per fare teatrino, apparire sul “sacro blogghe” (non un giornale) taorminese. Quasi ci si trovasse in una sorta di incubo, dove il “blogghe” accusa e critica tutti, dal sindaco alla minoranza passando per gli assessori regionali, ma si “dimentica” di citare il vicesindaco taorminese nelle vesti del Sancho Panza di turno che sulle macerie della città prova a farsi campagna elettorale. Povera Taormina, in balia di gente che guarda soltanto al suo orticello, lo cura con minuzia e magari è anche gradevole alla vista, ma peccato che fuori c’è in atto una “tragedia nucleare” che spazzerà via anche gli orticelli che dal punto di vista estetico possono apparire piacevoli. Questo vale per qualsiasi tema, sia per Taormina Arte e per il campanilismo messo in campo da politicanti improbabili, che per altri argomenti.