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sabato, Ottobre 12, 2024

All’ex Chiesa del Carmine l’esposizione “Von Gloeden, Taormina e il Mediterraneo”

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La Città di Taormina ha inaugurato ufficialmente il programma delle manifestazioni natalizie con una speciale attenzione alle peculiarità storico-artistiche dei luoghi che ne costituiscono parte essenziale e fondante di memorie. Il 5 dicembre scorso il vernissage, tenutosi all’ex Chiesa del Carmine, ha aperto le porte alla mostra “Von Gloeden, Taormina e il Mediterraneo”. L’esposizione, in mostra dal 6 dicembre 2019 al 15 gennaio 2020, ha già richiamato l’attenzione di appassionati e turisti curiosi. La mostra “Von Gloeden, Taormina e il Mediterraneo”, a cura di Luca Beatrice e Willy Montini, è un’esposizione di opere fotografiche del famoso nobile tedesco Wilhelm von Gloeden, attivo a Taormina e in Italia a partire dal 1880 sino alla sua scomparsa, nel 1931.

Come sottolineato, in apertura, dagli stessi curatori «il progetto della mostra nasce dalla scoperta di una collezione di oltre venti stampe originali di Wilhelm von Gloeden appartenute prima al gallerista Lucio Amelio e successivamente all’artista Bruno Di Bello».

Anche il Sindaco – Prof. Mario Bolognari – ha tenuto a precisare nel corso del suo intervento inaugurale – che trattasi di

Circa una quarantina di foto. Molte di esse sono sconosciute e mai pubblicate. Il censimento degli scatti è importante. Le foto esposte sono piccole poiché la foto è realizzata su lastra a contatto. La presenza del Barone Von Gloeden ha segnato un’epoca; infatti oltre alla letteratura, la fotografia diviene il mezzo più veloce per promuovere Taormina. Qui da noi, vi è una collezione importante di originali. Abbandonati gli aspetti scandalistici che i soggetti fotografati suscitarono, può dirsi che il vero scandalo per quei tempi, fu che si fotografava all’aperto “en plein air”. La fotografia diviene un fatto sociale e culturale. Inoltre, Taormina nella prima metà dell’Ottocento è una cittadina molto povera. Gli scrittori ne magnificano il paesaggio e le architetture ma criticano le condizioni di degrado in cui versa. Von Gloeden dunque è importante per il rilancio della città. Questa mostra è oggi qui per il supporto ricevuto dalla proprietà e dai curatori. Posso affermare che per noi che lavoriamo in economia, la mostra è a costo zero.

Il luogo prescelto per l’esposizione si presta alla perfezione ad accogliere le foto. Primo, perché l’ex Chiesa del Carmine, è vicina ai luoghi dove Von Gloeden aveva il suo studio. La zona tra il Duomo e il San Domenico. La sua pianta ottagonale, di barocca ispirazione, crea un naturale percorso espositivo che permette al visitatore di fruire dell’intimità che queste foto rimandano. L’edificio aveva annesso il convento dei frati Carmelitani. Distrutta a seguito dei bombardamenti del 1943, la chiesa viene ricostruita, sottoposta a varie fasi di restauro e adibita non più a luogo di culto ma ad auditorium e sala di esposizione per mostre d’arte. Dal Corso Umberto, la si può raggiungere da varie scalinate nei pressi di Porta Catania e di fronte alla Fontana di piazza Duomo.

Osservare queste fotografie, fa entrare nel mondo del Barone “Guglielmo”, lasciandone intatte le zone d’ombra e l’alone di mistero che quest’uomo aveva sempre trasmesso. In fondo, per i turisti, Von Gloeden ha rappresentato un’attrattiva ma per noi taorminesi è qualcosa di più. È un legame d’affetto con un trisavolo. Perché “il Barone” è diventato parte di questa comunità. Parlare di lui, per noi, è come raccontare di un parente che non c’è più ma che ha lasciato un ricordo indelebile. Vuoi perché è ancora oggi sepolto nel Cimitero cittadino, nella parte acattolica, in compagnia di altri cittadini “taorminesi d’adozione” – persone che hanno aperto la città al turismo moderno e al resto del mondo –; vuoi perché Von Gloeden, quando giunse qui, con i paesani si rapportò e con essi si legò in collaborazione e in amicizia. In Sicilia, la fotografia era già apparsa, in particolare, per scopi scientifici e documentali. Si pensi a Capuana, a Verga e De Roberto, legati all’uso della fotografia per riportare “il vero” dall’impostazione naturalistica che proveniva dalle conversazioni con Émile Édouard Charles Antoine Zola. Anche Taormina ha avuto i suoi sperimentatori, come Crupi che iniziò al mestiere von Gloeden. Dopo la “Seconda Guerra Mondiale”, periodo in cui vi era la necessità di ripartire da zero con una diversa impostazione del turismo, nuovi fotografi come Malambrì ne fecero la città della “Dolce Vita” attraverso le immagini di dive e attori famosi mescolati ai giovani locali, desiderosi di vivere e ricominciare.

«La particolarità di questa collezione – riportano le note esplicative dell’esposizione – contenuta, ma completa nei temi e selezionata nelle scelte, suggerisce ai curatori l’idea stessa della mostra: sono fotografie che raccontano l’intero percorso artistico di von Gloeden. Ai nudi accademici degli esordi si aggiungono i famosi scatti eseguiti nelle dimore taorminesi abitate dal nobile tedesco. Quegli scatti in cui i modelli sono spesso i giovani paesani. Non mancano alcune fra le più famose fotografie scattate fuori dagli spazi attrezzati per quella che, all’epoca, era una pratica pioneristica: ricostruzioni dei miti d’Arcadia registicamente allestite da von Gloeden al Teatro Greco di Taormina o in giardini e fra gli alberi, negli spazi aperti, nella natura, fra fontane e scogliere, spesso con vedute straordinarie della costa taorminese. E poi i paesaggi di altri luoghi della Sicilia e del Mediterraneo, fra cui alcune immagini dei luoghi simbolo di Siracusa e Segesta, ma anche testimonianze di un soggiorno a Tunisi, documentato da rare vedute della Koubba e del Sidi Marhes. E ancora, sono presenti stampe famosissime, come l’intenso ritratto di Carlotta ed altre molto rare, come il giardino di Thomas Bradney Shaw-Heller».

Vi sono alcune foto che, secondo il mio modesto parere, custodiscono lo spirito di von Gloeden. Vi invito a soffermarvi sulla foto della “cagnetta Nedda” –, nome di verghiana evocazione – che appare sola e a farle da sfondo un paesaggio pietroso e assolato. Un animale domestico introduce al quotidiano del fotografo tedesco, fatto di passeggiate e osservazioni. Studio e dedizione ai luoghi, se si pensa ai pesanti macchinari impiegati per realizzare la foto a lastra. Non è nitida l’immagine, ma appare avvolta da una nebbiolina sgranata, che offre una visione da sfera di cristallo su un passato assai distante da noi. Eppure, questo passato è il filo di memoria legato al nostro liquido e digitale presente. Così come non si può abbassare lo sguardo innanzi a “Carlotta” la bimba con il fiore. I suoi occhi celano mistero e indugiano curiosi su di noi osservatori ma in realtà, è la curiosità per quel mondo misterioso, contenuto nella macchina di von Gloeden, ad attrarla. Carlotta non sorride, ha una ingenuità che già si è immersa nella consapevolezza del suo essere oggetto di desiderio e seduzione. La bambina che, con i suoi lineamenti paffuti e con la chioma ribelle, sta per varcare il limite che la farà donna in una società in cui tutti servono e devono fare il loro dovere. Carlotta non ride ma esplora l’altro. Porta in sé la consapevolezza del potere dei suoi occhi. Occhi che faranno impazzire di voglia i masculi. Lo sguardo di questa bimba, è una finestra su un mondo intimo; esteriormente potrà essere messo a nudo, interiormente resterà sigillato ai più. La grandezza di questa foto sta proprio in questo: von Gloeden mantiene intatto il mistero di quel frutto ancora non del tutto sbocciato, donandoci la promessa di una imminente fioritura attraverso una messa in posa, che preannuncia i languori del cinema e nuove forme di sensualità.

 

  • Gli orari di apertura della mostra sono:

Martedì, mercoledì e giovedì dalle 10:00 alle 14:00 e dalle 15:00 alle 19:00. Venerdì, sabato e domenica dalle 10:00 alle 19:00. Lunedì: Chiuso.
Il Catalogo: in mostra.
Organizzazione: ARTCOM, in collaborazione con “Artenetwork Orler”.

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