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“L’uguaglianza sociale” di Rosario Blandino presentato a Taormina

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Foto di Paola Costa-Fidapa Taormina

Sabato pomeriggio 11 gennaio – nella sala al primo piano del Palazzo “Duchi di Santo Stefano”, sede della “Fondazione Mazzullo” di Taormina – è stato presentato il volume di Rosario Blandino, L’uguaglianza sociale (In 72.317 parole e 39 sinapsi), Nicolò edizioni. La presentazione è stata possibile con il patrocinio del Comune di Taormina, assessorato alla Cultura, e per la sinergia con Fidapa Taormina. Per l’occasione erano presenti: il Sindaco Prof. Mario Bolognari; l’assessore alla Cultura, Prof.ssa Francesca Gullotta e i consiglieri Alessandra Calatabiano e Massimo Brocato, nonché numerose figure della società taorminese. In rappresentanza della Curia: Padre Carmelo Lupò, prefatore del testo. Ha dialogato con l’autore la prof.ssa Lucia Lo Giudice.

Incontro estremamente interessante che ha catturato, sin dall’apertura, l’interesse del pubblico presente in sala. I saluti di rito sono spettati alla Presidentessa Fidapa, la dott.ssa Ivana Gullotta, la quale ha ringraziato in maniera molto sentita il Sindaco Bolognari e l’assessore Francesca Gullotta. La dottoressa Ivana Gullotta ha poi tracciato un breve excursus sull’autore del testo:

«Sono molto lieta di presentare questo pomeriggio uno stimato medico e amico. Questa è la terza pubblicazione per Rosario Blandino e di uguaglianza si parla nel testo. La prima pubblicazione è del 2015 con il romanzo, Alle sei del pomeriggio dove tutto sembra stia per finire e poi invece si ricomincia; nel 2017, il secondo testo, Dalla sigaretta alla cicca, che tratta del tabacco in un viaggio dall’antichità ad oggi sino alla sigaretta elettronica; infine il terzo testo, nel 2019, L’uguaglianza sociale».

La Presidente ha poi dato la parola al sindaco Bolognari, che ha sottolineato come «questa sala sia diventata luogo di incontro culturale per far crescere una comunità pensante. Il dottore Blandino infatti è un professionista che fa parte della comunità, e ciò significa che Taormina è una comunità che agisce. Per questo vi è il plauso pieno e totale». Sulla medesima lunghezza d’onda anche l’assessore Gullotta che ha ringraziato nuovamente Fidapa Taormina perché «è sul luogo ma lavora su un orizzonte più ampio. Vi deve essere – ha precisato la Gullotta – un’idea unitaria del sapere che tende o dovrebbe tendere all’unità. L’idea di uguaglianza sociale è un ideale regolativo. Si tende ad essa ma non la si acchiappa perché siamo diversi in natura ma uguali nei diritti dei soggetti umani».

Infine, prima di lasciare il microfono alla prof.ssa Lo Giudice e all’autore, è stato richiesto anche un breve intervento di Monsignor Carmelo Lupò, a cui Blandino ha chiesto la prefazione al testo. Padre Lupò, unitosi ai ringraziamenti ha espresso la propria «stima e fiducia all’autore e ai promotori di cultura. Mi piace pensare uguaglianza come fatto nostalgico perché se siamo nati uguali nel mondo di oggi dobbiamo recuperare il contatto come per le sinapsi perché siamo connessi ma non in contatto».

Rosario Blandino nasce a Scicli nel 1960 e ha eletto Taormina, come luogo di vita professionale e privata, da più di vent’anni. Un medico, specialista in Chirurgia Generale e in Chirurgia Toracica. Esercita presso l’Ospedale cittadino ed è sposato con due figli. In tanti lo conosciamo, e pur se il nostro primo incontro fu per motivi legati a mie vicende famigliari ne conservo sempre l’affettuoso ricordo per avermi voluto in qualità di relatore, nella sua Scicli, in una conferenza sugli ebrei siciliani. Una famiglia molto unita quella del dottore Blandino e una sintonia profonda anche con la sua splendida moglie, la dottoressa Luisa Puzzo. Non sorprende affatto, quindi – data la sua grande curiosità verso il sapere e la cura per gli altri, datagli dal giuramento di Ippocrate che lo lega ai pazienti – che abbia avuto anche il desiderio di cimentarsi nella scrittura, per poter offrire una personale visione del mondo dettata dall’esperienza vissuta sino ad oggi.

In merito all’Uguaglianza sociale lui stesso ha dichiarato, spinto dalle domande della presidentessa Ivana Gullotta:

«Le 39 sinapsi sono i capitoli del libro in modo che il lettore arrivi alle proprie considerazioni sul testo. Le sinapsi sono i punti di contatto tra due cellule nervose e servono per propagare gli impulsi nervosi. L’Analogia sta nel fatto che l’economia può essere paragonata al nostro cervello. Esiste infatti la Neuroeconomia».

La prof.ssa Lucia Lo Giudice –, che ha preso la parola subito dopo gli interventi inziali –, ha saputo sviscerare i punti fondamentali affrontati dall’autore, nel testo, attraverso un’introduzione che ha voluto unire il piano di amicizia a quello legato all’interpretazione del testo:

«Ho scoperto la vena artistica di Rosario Blandino a Scicli durante uno spettacolo teatrale a cui, anni addietro, ho assistito con mio marito. E lì ho compreso come lui abbia una più dimensione ampia della vita. In merito a questo testo, anch’esso ha delle particolarità, si tratta di un saggio. La domanda su cosa sia l’uguaglianza sociale oggi, è una domanda che almeno una volta ci si è posti. La dimensione sociale di chi vive in collettività e l’interazione tra il soggetto e la società perché l’individuo è un “animale sociale”. Allora lo Stato deve essere l’ammortizzatore per regolare diseguaglianze. Oggi che vi è un aumento del divario tra ricchi e poveri e bisogna anche fare i conti con il prezzo che il nostro pianeta sta pagando e discutere del tema della sostenibilità ambientale. Lo Stato deve farsi garante ed equilibratore, ma come? L’Autore, parla di partecipazione dal basso e coinvolgimento nella distribuzione della ricchezza. Condanna la gestione monopolistica e punta l’attenzione l’interesse sui beni immateriali. Ora io ritengo – dati i numerosi spunti di riflessione offerti da questo testo – che la crisi, in cui siamo immersi dal 2008, debba essere considerata come un ripensamento sui nostri punti di riferimento. Nel testo vi è un progetto di costruzione dell’uomo nuovo dove la cultura è lo strumento per dominare la tecnologia. Fondamentale è educare all’uguaglianza dell’uomo che investe su se stesso e sulla propria umanità, ed è in parte l’uomo antico di cui ci diceva Padre Lupò. Occorre quindi costruire con e per l’uomo».

Considerazioni validissime che hanno offerto al dottore Blandino la via da imboccare per entrare nell’analisi di questo originale lavoro. Un libro di grande attualità per portare avanti un ragionamento, non fine a se stesso ma, con un’intenzione pratica e fattuale. L’autore lo ha detto varie volte dopo aver ringraziato gli intervenuti e aver parlato dell’iter di preparazione del saggio:

«Vi ringrazio tutti per essere qui, questo pomeriggio, mi rende molto felice. Dico subito che la Prefazione doveva esser fatta da Padre Carmelo Lupò visto che la connessione è giunta dalle sue prediche e quindi si è creata una sinapsi, in un certo senso. Il contatto sinaptico c’è stato anche con Pancrazio Auteri, ideatore della copertina del testo. Nella copertina, infatti, vi è la rappresentazione del ritornare ad essere collettività. Fatta la foto di un muro di Taormina, sopra vi è il disegno delle idee contenute nel testo. […] Il mio ragionamento è nato quindici anni fa, per far qualcosa per i ragazzi come i miei figli. Per aiutarli a superare le difficoltà altrimenti si troveranno da soli e senza gli strumenti necessari ad affrontare la vita. Partendo dal fatto che non siamo tutti uguali. Dobbiamo essere uguali quando ci collettivizziamo nella possibilità di accesso alle cose. Gesù ha parlato del principio di uguaglianza e con il Cristianesimo si è avuta una rivoluzione a partire proprio da “ama il prossimo tuo come te stesso”. Si è dunque avuta l’universalizzazione del principio di uguaglianza. E il principio di uguaglianza è ciò che disciplina la regola. Oggi, abbiamo perso i punti di riferimento. I Principii vanno visti come una Stella Cometa e servono per guidarci. Bauman paragona l’uomo a uno zatteriere e tutti hanno bisogno di una stella polare, simili a marinai. Ecco, l’uguaglianza si porta appresso principii di libertà e giustizia. Essa viene prima e li richiama a sé. Ho scelto una scrittura semplice per aprire questo ragionamento a tutti e confrontarmi con chi leggerà il libro. Io vedo l’uguaglianza nella realtà con esempi reali. All’uomo, nella società, sono date opportunità e possibilità. Se ad esempio a un concorso partecipano dieci candidati, e otto di questi hanno la raccomandazione e gli altri due, no, allora solo gli otto hanno la reale possibilità di accesso al lavoro perché sono stati privilegiati. Sull’opportunità offerta ai dieci, la possibilità concreta è riservata solo a otto di essi. Questo per dire che quanto prodotto, non viene distribuito in maniera equa. La diseguaglianza quindi determina conflittualità e la comunità non cresce in consapevolezza. […] Il Capitalismo ha creato il valore materiale ma l’immateriale dov’è? Il danno è nella perdita dell’immateriale che genera una perdita di valori e la conseguente regressione culturale della collettività. In Italia, nel Meridione e specialmente in Sicilia, lo Stato appare lontano. La Scuola è fatiscente non solo per strutture ma per l’inadeguatezza dell’insegnamento. Insegnare non è solamente l’attenersi a programmi e circolari ma presuppone che l’insegnante torni ad essere un educatore».

Dalla società alla scuola, alla famiglia – punti nevralgici di carenze e corti circuiti che affliggono la nostra società – il dottore Blandino nulla tralascia e sottopone tutto a sinapsi e contatti, per trovare varie soluzioni al corto circuito valoriale e aprire a un cambiamento di metodo che possa dare accesso a una migliore qualità della vita. L’autore infatti chiarisce – avvalendosi di termini neuro scientifici – che «il cambiamento va fatto usando la corteccia celebrale, predisposta per il ragionamento senza far dominare gli impulsi che giungono dal cervello rettile; istintivo. Quest’ultimo ci dice che per sopravvivere, è meglio stare nella cuccia. Ma se così fosse, i cambiamenti avverrebbero lo stesso ma ne saremmo trascinati. Ed è proprio qui che nascono quei mostri di cui è piena la storia. Ed è nei periodi di insicurezza sociale che, con prepotenza, si torna al problema educativo. Possiamo lasciarci trascinare oppure essere noi gli artefici del cambiamento come uomini nuovi».

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