I tragici eventi di questi giorni evidenziano ancora una volta le fragilità del territorio. Ad aggravare la situazione arriva l’azione dell’uomo che costruisce lì dove non potrebbe.
I dati dell’Istat raccontano che nel 2008 era abusivo il 9,3% delle nuove costruzioni a uso residenziale, nel 2014 la cifra era salita al 17,6%, mentre nel 2015, ultimi dati disponibili, si è sfiorato il 20 per cento. Secondo il Cresme (centro di ricerche di mercato, servizi per chi opera nel mondo delle costruzioni e dell’edilizia) le strutture non autorizzate in Italia sarebbero oggi ben 258mila.
Un problema che ci tocca da vicino. Legambiente ricorda che il depuratore consortile di contrada Pietre Nere che serve i comuni di Castelmola, Taormina e Giardini Naxos si trova ad esempio in un’area a rischio idraulico.
Era il 2016 quando il Genio Civile aveva evidenziato il problema.
<< Con nota n.165977 del 7.9.2016 questo ufficio… puntualizzava che l’impianto di depurazione ricade in un’area a rischio idraulico …>>;
<<… Questo ufficio rimane in attesa… di adeguato progetto per la realizzazione di opere urgenti di protezione del depuratore (dalla furia della piena del fiume Alcantara) e, a seguire, di complessivo progetto di delocalizzazione dello stesso>>;
<<… L’impianto di vostra proprietà, realizzato in deroga al comma f dell’art. 96 del T.U. 523/1904, planimetricamente nell’areale prospiciente il corso d’acqua, ne occupa parzialmente il sedime, costituendo ostacolo al deflusso delle acque>>.
Tutto scritto nero su bianco in una nota de 22 dicembre 2016 prot. 243189 a firma dell’Ing. Capo Leonardo Santoro.
Da allora cosa è stato fatto? Nulla.
Oggi dunque Legambiente ritorna sull’argomento auspicando che quanto scritto dal Genio Civile “ non rimanga lettera morta per i Sindaci e gli Enti preposti, per poi eventualmente dover ricorrere ad uno stato emergenziale largamente previsto. Urge, scrive la presidente del locale circolo Annamaria Nossing, una pianificazione di delocalizzazione dell’impianto, stabilendone il nuovo sito, prevedendone le caratteristiche idonee e al più presto l’adesione a bandi ad hoc. In un atto di politica lungimirante, conclude Annamaria Nossing, si potrebbe ampliare la progettazione ad un “biodistretto” che includa impianto di compostaggio, produzione di biometano e trattamento delle acque vegetative dei frantoi della zona.”